Il giorno di Santa Rosalia a Palermo tra le tante manifestazioni si è tenuto un momento di riflessione importante sul tema della violenza presso il Country Club. Cinquanta artisti si sono riuniti esponendo quadri il cui tema era la la violenza ed omaggiando la santa patrona della città, avvicinandola con il suo volto a tutte le donne. Rosalia, anche lei per chi conosce bene la sua storia al di là della chiamata religiosa decide di fuggire dal “non amore”.
Il “non amore genera paura”, paralizza la mente ed il corpo, dicono che quando abbiamo paura produciamo un odore acido anche “ i cani” lo sentono e non si avvicinano, ma l’uomo no, sente e vede la paura nella sua vittima e si accanisce ancora di più, i suoi colpi diventano più prepotenti, poiché sente che domina la situazione. Perchè ciò accade? Per deviazione della mente , mancanza di empatia, assenza del senso del rispetto, la persona diventa solo un’oggetto che ti appartiene . Di contro la donna che subisce, anche lei perde la sua identità, pensa di essere in parte responsabile di ciò che le stà accadendo, non riesce ad avere la lucidità necessaria per porre fine a ciò che le accade, cosi passano gli anni e nulla cambia.
Le cronache parlano di un numero di vittime all’anno sempre più alto, dunque occorre sempre più parlare del problema e diffondere conoscenza e consapevolezza che l’amore è un’altra cosa.
Non citiamo i cinquanta artisti che hanno partecipato all’iniziativa, ma certamente li ringraziamo tutti per la loro sensibilità e disponibilità, prima fra tutte il direttore artistico dott.ssa Valentina Gueci.
L’immagine ha catturato la vista e la mente, ma qualcosa di molto profondo ha fatto da cornice all’intera manifestazione, assolutamente anomala la locazione, una pergamena tra tanti quadri appesa al ramo di un’albero ,dovevi andare a cercare le parole, solo i curiosi credo l’abbiano colta, appena la leggi resti folgorato, una poesia di Giovanna Sciacchitano che esprime tutta la drammaticità della violenza “nica, nica si fici con la faccia strammiata, paria na pupa di pezza, muta taliava, mentre iddu già pintutu promittia amuri eternu, fuddia di sempri, cu parole favusi chiantava chiova nte manu e nte peri e idda a so cruci ancora isava n’ta allaria”.
Credo che non siano state scritte parole cosi forti ed evocative come queste che metterei volentieri ovunque perchè sono riuscite davvero a dipingere la croce di molte donne, ma al contempo un monito a cercare di far riflettere, è tempo di livari sta cruci.
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