Era incapace di intendere e volere quando uccise a colpi di pistola quello che considerava come l’amante della moglie. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Termini Imerese ha assolto l’ex finanziere Calogero Cicero (a sinistra), 50 anni, di Cerda, imponendogli, però, dieci anni di permanenza in quelli che un tempo si chiamavano manicomi criminali. Dopo la tragedia Cicero ha trascorso pochi mesi in un penitenziario, già nel settembre scorso infatti, l’imputato aveva lasciato il carcere di Enna per trasferirsi in una struttura sanitaria nella provincia di Catania. Calogero Cicero, uccise con la pistola d’ordinanza Vincenzo La Tona (a destra), impiegato dell’ufficio tecnico del Comune di Cerda. Era certo che la vittima avesse una relazione con la moglie e fece fuoco proprio nei locali del municipio.
Una perizia, chiesta dal legale della difesa, l’avvocato Salvo Priola, aveva confermato che l’imputato non era lucido quando premette il grilletto. Soffriva e soffre del cosiddetto “disturbo bipolare”, conosciuto anche come disturbo maniaco-depressivo, che si manifesta con gravi alterazioni dell’umore e fasi di depressione. La vicenda risale nel gennaio del 2015, quando il sottufficiale scese da casa armato di una Beretta (quella di ordinanza) e arrivò negli uffici di via Roma, dove esplose la sua rabbia. Sette colpi raggiunsero La Tona al torace e alla testa. Seminò il panico fra i dipendenti e poi tornò nella sua abitazione a Termini Imerese. Fu lui stesso a chiamare i carabinieri e ad ammettere di essere l’assassino. Il movente passionale non è mai stato in dubbio. Inizialmente, però, si era pensato a una lite finita nel peggiore dei modi. Poi, alla luce dell’interrogatorio del reo confesso la Procura tracciò la ricostruzione di un delitto premeditato, frutto di una mente fredda. Ecco perché al termine della requisitoria l’accusa aveva chiesto la condanna a 30 anni di carcere. Ed invece è prevalsa la linea dei periti nominati dal giudice per le indagini preliminari Sabina Raimondo: è stato il gesto di una mente malata che non può essere condannata, ma va curata in una struttura sanitaria.

Francesca Giunta