Non è mancata la risposta del ministro Lorenzin, ai cittadini madoniti, commercianti, associazioni e sopratutto ai sindaci che, si sono riuniti sabato a Petralia Sottana per cercare di trovare una soluzioni, ma sopratutto ribellarsi e reagire al problema del punto nascite che ha colpito 5 ospedali siciliani tra cui quello del comprensorio di Petralia Sottana e cioè l’Ospedale Madonna dell’Alto.Le conclusioni dell’incontro sono rimasti appesa a dubbi che ognuno dovrebbe cercare di confrontarsi prima di tutto con se stesso e, con la propria amministrazione nel suo contesto, proprio perchè il predicare bene e razzolare male, certamente non ha portato e nemmeno porterà a delle conclusioni positive in nessun ambito, quindi tutti hanno e abbiamo delle colpe nel gestire i beni delle essenziali.

Nel piccolo centro madonita nel 2014 ci sono stati 128 parti , quindi a norma di statistica stabilita dal ministero della Sanità, il reparto di ginecologia e ostetricia deve essere chiuso per “basso rendimento”.Certo le cause non possono essere date solo all’Ospedale (con tutti i pregi e difetti che tutti gli ospedali possono avere), ma anche al momento difficile e carente di nascite, visti i tempi attuali e dove i matrimoni sono ai minimi termini e quindi le coppie sono liberi di scegliere se affrontare una famiglia allargata o meno. Ma quello che mette a tacere il fatto della carenza delle nascite è dovuto anche che, le future mamme decidono anche di optare per un’altra struttura, quindi diversa da Petralia Sottana per causa proprie di assistenza del proprio ginecologo che opera in ambiti diversi come struttura o per scelta propria e, quindi di trasferirsi a Termini Imerese o addirittura a Palermo.

Il ministro afferma: “Le amministrazioni che gestiscono la salute devono tutelare la vita delle donne in gravidanza e dei neonati, e ridurre al massimo i fattori di rischio. Deve essere chiaro a tutti che dobbiamo garantire un parto sicuro, e si partorisce in sicurezza solo in strutture al di sopra dei 500 parti annui, che garantiscono accesso alla rete di assistenza neonatale, pediatrica e di emergenza in caso di complicanze per la madre. Negli altri casi nessuno puó assicurare che a fronte di complicazioni ci siano gli strumenti per intervenire”.A questo fa seguito oltre Petralia quindi, la chiusura dei centri di Santo Stefano Quisquina, a Lipari e Mussomeli.

Giustamente in tempi passati le proteste dei cittadini sul territorio hanno influito su delle scelte che hanno portato soltanto perdita di tempo nella speranza di poter cambiare le cose o migliorare tutti quei fattori che pensavano di poter cambiare, ma dopo proroghe e sopratutto dopo queste morti recenti, hanno riaperto la questione di rivedere i piani di sicurezza, competenza delle strutture e assistere nel migliore dei modi le mamme che devono dare alla luce una nuova vita ,mantenendo intatta la propria. non a caso i casi di morte in Sicilia, e in particolare il caso della piccola Nicole ha spinto alla realizzazione di nuove linee guida per la costruzione di una rete di emergenza-urgenza neonatale a livello nazionale e, che non trova requisiti proprio nei centri appena chiusi !

Facendo un’esame e un’opinione utile senza togliere niente a nessuno, effettivamente si nota che negli ultimi anni si segue “una moda” di uscire fuori dalle proprie mura per partorire e, tutto questo alla fine si paga a spese della gente che magari non può permettersi si farlo, quindi ne perde tutto il comprensorio madonita nonostante si tenta giustamente di evitare un problema che risale certamente non ai tempi attuali e che nonostante le proroghe delle volte passate, sembra che questa sia una decisione finale, purtroppo….!

Antonio David Forestalinews