La Cgil di Palermo esprime un no deciso contro la chiusura del punto nascita dell’ospedale di Petralia, centro strategico di assistenza socio sanitaria per i 27 mila cittadini dei
comuni delle alte e basse Madonie.
“Abbiamo condotto dal 2011 la battaglia contro il ridimensionamento dei piccoli ospedali, tra cui il nosocomio madonita, unico baluardo del territorio, e lo smantellamento del suo punto nascita. E oggi siamo in prima fila per dire no alla chiusura e chiedere la proroga prevista per le aree montane dal decreto Balduzzi, che riconosce la particolarità delle aree interne – dichiarano il segretario Cgil Palermo Enzo Campo e il responsabile di zona della Cgil Lillo Spitale – La scelta del ministro Lorenzin é inconcepibile perché mette in discussione il Piano
strategico per le aree interne già consegnato a novembre al ministero della Coesione e di fatto operativo, che prevede un investimento di 25 milioni a beneficio dei 27 comuni delle Madonie, puntando su mobilità, infrastrutture e assistenza socio sanitaria.
Così tarpiamo le ali a ogni ipotesi di sviluppo. L’importanza dell’ospedale é confermata dal
potenziamento di cardiologia e ortopedia e dalla previsione di 70 assunzioni, per cui aspettiamo i bandi e i concorsi”.
La Cgil ha preso parte stamattina all’assemblea dei sindaci riuniti al Comune di Petralia. Ed è pronta a organizzare forme di mobilitazione. “Non vorremmo – aggiungono Enzo Campo e Lillo Spitale – che a far pesare su questa decisione sia il fatto che l’ospedale é
l’unico in zona ad applicare una legge dello Stato come l’interruzione volontaria di gravidanza, con più di 350 interventi eseguiti annualmente contro le 130 nascite registrate in un anno. A Petralia arrivano tantissime coppie anche da Catania e Caltanissetta.
Di contro si vuole chieder alle future mamme di percorrere più di 100 km di strade dissestate per andare a partorire a Palermo”.

“Il reparto di ostetricia e ginecologia del presidio ospedaliero Madonna dell’Alto di Petralia Sottana chiude i battenti perché non raggiunge i 500 parti l’anno e pertanto viene ritenuto poco sicuro per le mamme e per i neonati. Ma se si ragiona in termini di sicurezza non ci vuole molto a capire che per una donna in stato di gravidanza è sicuramente più pericoloso mettersi in viaggio verso Cefalù, Termini Imerese, Palermo o Nicosia che affidarsi alle cure dei medici dell’ospedale Madonna dell’Alto.
Bisogna considerare il fattore distanza dei borghi madoniti dai principali ospedali: il più vicino, quello di Termini Imerese, dista un’ora e mezza di strada. Evidentemente chi ha firmato il decreto ignora le condizioni delle strade interne e cosa significa spostarsi in quelle aree della Sicilia”. A dirlo è Gandolfo Albanese della segreteria provinciale di Sinistra ecologia e libertà Palermo, intervenendo sulla chiusura del punto nascite di Petralia Sottana decisa dal ministero della Salute.
“Il Pd, sia siciliano che nazionale, ha girato ancora una volte le spalle ai cittadini – continua Albanese – l’ospedale di Bronte viene salvato pur trovandosi in una situazione analoga a quella di Petralia: una vittoria di Ncd e di Castiglione a danno della popolazione madonita. Con questa decisione viene cancellata la possibilità di nascere sulle Madonie, dando così un’accelerata al processo di spopolamento che segna il futuro di quel territorio. Questo è solo l’ultimo esempio del fallimento del Pd e dei suoi alleati, che con le loro politiche miopi stanno creando una disparità tra cittadini della costa e quelli delle area interne. Oggi serve altro, sono necessari investimenti per migliorare le condizioni di vita delle aree interne, sulla mobilità, sulla messa in sicurezza del territorio e interventi per creare occupazione. Noi siamo e saremo a disposizione di tutti i cittadini e i sindaci del territorio che si vorranno spendere per salvare il futuro delle Madonie”.