Seconda casa, l’IMU non basta più | Hanno confermato la nuovissima tassa: un’altra spesa da saldare ogni anno
 
        Tassa immobili (canva) Madonielive,com
Una nuova tassa colpisce le seconde case: oltre all’IMU, arriva un’altra spesa obbligatoria da versare ogni anno. Chi deve pagarla davvero.
Chi possiede una seconda casa rischia di dover affrontare un’altra spesa imprevista.
Molti credevano che bastasse l’IMU, ma negli ultimi mesi si parla sempre più di una tassa aggiuntiva, obbligatoria anche per immobili vuoti o non abitati.
Una sorpresa che potrebbe pesare non poco sul bilancio familiare. Tuttavia, la normativa prevede alcune eccezioni: in certi casi è possibile ottenere una riduzione o addirittura non pagarla affatto.
Tutto dipende da una distinzione spesso ignorata, ma che fa la differenza sul pagamento di una tassa. Ecco di cosa si tratta.
Seconda casa, non basta più l’IMU: arriva un’altra tassa annuale
Le seconde case, soprattutto quelle non affittate o tenute a disposizione per uso personale, sono al centro di un nuovo obbligo fiscale. Molti proprietari stanno ricevendo comunicazioni dai Comuni che richiedono un ulteriore versamento, anche in assenza di residenti o contratti attivi. L’idea alla base di questa tassa è semplice ma controversa: ogni abitazione, anche se non occupata, rappresenta un potenziale costo per la collettività.
Le amministrazioni locali, infatti, devono garantire servizi pubblici di base su tutto il territorio comunale, e questo comporta spese che vengono ripartite tra i proprietari degli immobili. La novità è che questa imposta si applica anche a chi non produce effettivamente ciò che la tassa copre. Una contraddizione che ha sollevato dubbi e proteste, ma che è perfettamente legale. Per capire se e quanto bisogna pagare, serve scoprire di che tassa si tratta e quali sono i criteri che determinano l’esenzione.

La tassa che credevi di non dover pagare: come evitarla
La tassa in questione è la TARI, l’imposta comunale sui rifiuti. È destinata a finanziare il servizio di raccolta e smaltimento e si applica a chiunque possieda o detenga locali che potrebbero produrre rifiuti, anche se di fatto non lo fanno. Questo significa che una casa disabitata ma abitabile deve comunque versare la tassa. Il semplice fatto di non viverci non basta per evitare il pagamento. L’unico modo per ottenere l’esenzione è dimostrare che l’immobile sia inutilizzabile, ovvero privo delle utenze principali (luce, acqua e gas) e dei mobili essenziali per viverci. Se manca anche solo uno di questi elementi, la casa è considerata abitabile e quindi soggetta alla TARI.
Chi ha una seconda casa in ristrutturazione, senza allacci e senza arredi, può invece chiedere l’esonero presentando la relativa documentazione al Comune. Lo stesso vale per gli immobili dichiarati inagibili o pericolanti, come ruderi o abitazioni fatiscenti. Esistono poi riduzioni parziali per chi utilizza la seconda casa solo per brevi periodi, ad esempio nei mesi estivi. In questi casi, il Comune può applicare uno sconto fino al 30%, ma la percentuale varia da città a città. Ogni amministrazione stabilisce regole proprie, quindi per evitare errori o sanzioni è fondamentale consultare il regolamento comunale e, se si hanno i requisiti, presentare una richiesta formale di esenzione o riduzione.
