LANDFEED: dai rifiuti ai biofertilizzanti, il progetto europeo che spinge l’economia circolare

LANDFEED: dai rifiuti ai biofertilizzanti, il progetto europeo che spinge l’economia circolare

Economia circolare (Canva) Madonielive.com

Nuove prospettive per l’ambiente: da rifiuti urbani, scarti agroalimentari e ceneri vulcaniche nascono biofertilizzanti innovativi.

È possibile creare valore da ciò che normalmente buttiamo via? Questa è la domanda che sta guidando una delle iniziative più interessanti in Europa.

Tra innovazione tecnologica ed economia circolare, i ricercatori stanno trovando risposte sorprendenti.

Da rifiuti urbani, scarti agroalimentari e perfino ceneri vulcaniche si stanno sperimentando soluzioni capaci di nutrire il suolo e ridurre l’impatto ambientale.

Una sfida che parte dal Mediterraneo e guarda all’intero continente, dove la sostenibilità agricola diventa un obiettivo sempre più urgente.

Una nuova visione dell’agricoltura sostenibile

Immaginare fertilizzanti prodotti a partire da scarti che normalmente finiscono in discarica può sembrare fantascienza, ma è la strada intrapresa dal progetto europeo LANDFEED. Presentato da ENEA durante la fiera ECOMED di Catania, l’iniziativa si colloca al crocevia tra ricerca scientifica, tutela ambientale e sviluppo economico.

Alla base c’è un concetto chiave: la simbiosi industriale, cioè la collaborazione tra diversi settori per riutilizzare materiali di scarto e trasformarli in nuove risorse. L’obiettivo è ridurre gli sprechi, limitare le importazioni e promuovere fertilizzanti biologici che garantiscano tracciabilità, sicurezza e rispetto dei principi dell’economia circolare. Una prospettiva che non riguarda solo l’agricoltura, ma anche il modo in cui le città e le industrie possono ripensare i propri rifiuti.

Economia circolare
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LANDFEED: tecnologia, casi studio e il ruolo dell’Italia

Il cuore del progetto è una piattaforma digitale capace di coordinare flussi di residui organici tra imprese e trasformarli in biofertilizzanti, con tanto di “passaporto digitale” per garantirne la tracciabilità. Tra le innovazioni spiccano rivestimenti a base di chitosano e microalghe che rilasciano nutrienti in modo graduale, riducendo emissioni e sprechi idrici, con benefici diretti su biodiversità e raccolti. Cinque i casi studio previsti in Europa, con l’Italia in primo piano grazie al pilota siciliano. Qui, fanghi da impianti di depurazione, residui ittici, scarti delle arance e cenere vulcanica dell’Etna diventeranno risorse preziose per i campi.

Un esempio concreto di come scarti eterogenei possano alimentare un modello replicabile in tutta Europa. In un continente che ogni anno produce 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, iniziative come LANDFEED offrono la possibilità di trasformare un problema ambientale in un’opportunità sostenibile per il futuro. L’ambizione è creare una filiera europea dei biofertilizzanti capace di ridurre la dipendenza dalle importazioni, rafforzare la sicurezza alimentare e abbattere l’impatto ambientale. Se i risultati attesi saranno confermati, il progetto potrà aprire la strada a nuove politiche comunitarie e a modelli replicabili anche in altri settori, trasformando l’idea di rifiuto in un valore aggiunto per le comunità e per il pianeta.