Restituzione Naspi anticipata: svolta della Corte costituzionale, non sarà più totale ma proporzionata

Restituzione Naspi (Canva) Madonielive.com
Una recente sentenza della Corte costituzionale rivoluziona le regole sulla Naspi anticipata: nuove regole restituzione.
Cosa accade se un’attività imprenditoriale, avviata grazie all’anticipazione della Naspi, diventa impossibile da portare avanti per cause indipendenti dal lavoratore?
La legge fino a oggi imponeva la restituzione totale della somma, anche se il progetto era stato avviato con serietà e impegno.
Una regola dura, spesso percepita come ingiusta, che ha creato problemi concreti a molti ex disoccupati.
Ora però una sentenza della Corte Costituzionale cambia radicalmente le cose. Cosa sta succedendo.
Naspi anticipata e obbligo di restituzione: cosa prevede la legge
La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, meglio conosciuta come Naspi, prevede anche la possibilità di ricevere l’intera indennità in un’unica soluzione, come incentivo all’autoimprenditorialità. L’obiettivo è dare a chi perde il lavoro l’opportunità di mettersi in proprio, investendo in un’attività autonoma o imprenditoriale.
Tuttavia, la normativa stabiliva una regola molto rigida: nel caso in cui, durante il periodo coperto dalla Naspi, il beneficiario avesse stipulato un contratto di lavoro subordinato, scattava automaticamente l’obbligo di restituire l’intero importo anticipato. Una previsione che non teneva conto delle circostanze personali o delle difficoltà sopravvenute. Anche chi aveva avviato seriamente un’attività, trovandosi costretto a interromperla per motivi non dipendenti dalla propria volontà, era comunque obbligato a restituire tutto.
La decisione della Corte costituzionale: restituzione solo proporzionale
Con la sentenza n. 90/2024, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 8, comma 4, del decreto legislativo n. 22/2015, nella parte in cui non limitava l’obbligo di restituzione alla sola quota proporzionale. La Consulta ha infatti stabilito che, nei casi in cui l’attività imprenditoriale sia stata effettivamente avviata e interrotta per impossibilità sopravvenuta non imputabile al lavoratore – come accaduto ad esempio durante le restrizioni per il Covid – non è ragionevole chiedere indietro tutta la Naspi.
Il principio fissato è chiaro: se il lavoratore ha usato l’anticipazione per avviare l’attività e ha poi dovuto interromperla per cause esterne, la restituzione deve essere rapportata solo al periodo di lavoro subordinato effettivamente svolto durante la copertura dell’indennità. In questo modo viene tutelato il diritto al lavoro e rispettato il principio di proporzionalità, evitando di penalizzare chi ha agito in buona fede. Questa sentenza rappresenta una svolta importante per tanti beneficiari della Naspi anticipata, che d’ora in avanti non rischiano più di dover restituire integralmente somme ricevute e correttamente utilizzate per tentare la strada dell’autoimprenditorialità.