“La memoria è il tessuto dell’identità”. Gangi intitola una strada al Direttore Didattico Francesco Paolo Lapunzina

“La memoria è il tessuto dell’identità”. Gangi intitola una strada al Direttore Didattico Francesco Paolo Lapunzina

Gangi: intitolata una strada al Direttore Didattico Francesco Paolo Lapunzina. Nel paese madonita fu maestro elementare, amministratore comunale e presidente della Pro Loco.Domenica 4 agosto, nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni della Pro Loco, il Comune di Gangi ha intitolato una strada a Francesco Paolo Lapunzina (1929–1986), educatore e figura di riferimento nella vita scolastica e culturale del territorio.

Lapunzina iniziò la sua attività come maestro elementare a Gangi, distinguendosi per passione educativa e spirito civico. Fu anche amministratore comunale e presidente della Pro Loco, contribuendo in modo determinante alla nascita di manifestazioni come la Festa della Matricola e la Sagra della Spiga.Proseguì la sua carriera come direttore didattico, prima a Castelbuono e poi a Cefalù, mantenendo sempre vivo il legame con il suo paese d’origine.Alla cerimonia erano presenti le autorità locali e una delegazione della Pro Loco.
I figli, intervenuti pubblicamente, hanno ricordato con emozione la figura del padre e ringraziato la comunità gangitana, leggendo un testo commemorativo che si è concluso con le parole:

“Non muore mai chi vive nel cuore di chi resta.”Questo il testo integrale letto dai figli durante la cerimonia.

“La memoria è il tessuto dell’identità.”
Signor Sindaco, autorità presenti, cittadini di Gangi,
quando una comunità decide di intitolare una strada a uno dei suoi figli, non compie solo un atto formale o celebrativo.
Fa qualcosa di più profondo: ricuce un filo della propria storia, afferma la continuità tra passato e presente, e custodisce — nello spazio fisico — un ricordo che non vuole svanire.
Quella targa, quel nome inciso, quel tratto di strada diventano segni concreti di memoria.
Non una memoria astratta, lontana: ma, una memoria viva, che ci parla ancora.
E oggi, quel nome è quello di nostro padre, Francesco Paolo Lapunzina.
Un uomo che non ha soltanto abitato questo paese, ma lo ha amato profondamente, servito con entusiasmo e generosità, e contribuito a plasmarne la cultura, le tradizioni, lo spirito.
È grazie alla memoria di persone come lui che una comunità resta fedele a se stessa, e al tempo stesso si rinnova.
“Le radici sono importanti non perché ci tengono fermi, ma perché ci danno la forza per andare avanti.”
Gangi ha rappresentato per nostro padre le radici. Non un’ancora, ma un punto di forza.
È da questo paese che ha preso l’amore per la cultura, per la scuola, per l’arte.
Anche quando la vita lo ha portato altrove, non ha mai smesso di sentirsi parte di questa comunità.
Sono passati sessant’anni da quando la nostra famiglia ha lasciato Gangi. E quasi quarant’anni dalla morte di nostro padre .
Eppure siamo qui, oggi, a pronunciare il suo nome in uno spazio pubblico.
Questo ci dice qualcosa di importante: che il tempo non cancella ciò che ha radici profonde.
Che i legami veri sopravvivono allo spazio e al tempo.
Che la gratitudine di una comunità può attraversare decenni — e restare viva.
Le tradizioni che contribuì a creare — come la Festa della Matricola e la Sagra della Spiga — ne sono una testimonianza concreta: radici che ancora oggi nutrono il presente di Gangi.
“Chi insegna con amore non muore mai: vive in ogni vita che ha toccato.”
Nostro padre era un maestro. Ma non solo di scuola.
Era un educatore nel senso più pieno e umano del termine.
Ha incontrato tanti alunni, colleghi, famiglie — e con ciascuno ha saputo trasmettere qualcosa di sé: con passione, con entusiasmo, con generosità.
Credeva profondamente nel valore della scuola, dell’impegno, della cultura come forza che trasforma.
E ancora oggi, ogni volta che qualcuno ricorda un episodio, una parola, un gesto… è come se lui fosse ancora tra noi.
Ogni vita ha il suo percorso. Ma chi ha un paese nel cuore non è mai solo.
Gangi, per nostro padre, non è stato soltanto il punto di partenza: è rimasto per tutta la vita il suo luogo dell’anima.
Qui ha lasciato idee, legami, iniziative.
Ma soprattutto, ha lasciato l’affetto di chi lo ha conosciuto e stimato.
E oggi, con questo gesto simbolico — ma profondamente umano — il paese gli restituisce un posto.
Non solo sulle mappe, ma nella memoria condivisa.
Chi ha seminato valori, bellezza, impegno, non viene mai dimenticato davvero.
Perché — come scriveva Foscolo — “Non muore mai chi vive nel cuore di chi resta.”