Il mio pensierino del primo mattino di questa già torrida domenica 29 giugno 2025, San Pietro e Paolo, è brutto e triste: mi faccio quasi pena: mi rendo sempre più conto di vivere in una terra tanto bella, quanto complicata e vergognosamente irredimibile.
Fonte di questa avvilita ispirazione sono due momenti televisivi:
1) il quotidiano report del Tgr Rai Sicilia, che su questo argomento sta facendo ottimo servizio pubblico, sulle ore e ore di coda al solleone dei poveri automobilisti e camionisti che devono raggiungere Palermo a causa dell’ormai atavico a asfissiante, scandaloso, ossessionante restringimento di corsia dell’autostrada A19 a Casteldaccia per i soliti, interminabili lavori (fine annunciata febbraio del prossimo anno);
2) il nuovo, brillante spot “L’emozione di essere italiani” delle Ferrovie dello Stato, realizzato nelle stile di italica gloria tipico della pubblicità nazionali del nostro tempo di fascio camuffato da democrazia della sicurezza, che mostra con orgoglio tutta la grande operatività super tecnologica delle nostre strade ferrate, con tanto di dolce sorriso finale incoraggiante della bella ferroviera.
Visto tutto ciò e, da palermitano-etneo sentendomi preso abbastanza per il culo, la domanda mi è sorta spontanea: come farò, cosa dovrò fare per andare la prossima volta nella mia città, per raggiungere Palermo da San Giovanni La Punta dove vivo? Aggiungo che, essendo un vecchio pensionato inutile, che se c’è o non c’è interessa quasi a nessuno, mi si potrà rispondere: statti a casa tua, non ti muovere. Cosa che non è possibile dire a chi deve viaggiare ogni giorno tra le due maggiori città siciliane per lavoro o esigenze gravi e primarie.
Comunque provo a rispondermi ed è che qui mi faccio pena, compassione. La gloriosa italica ferrovia, vale la pena ribadirlo visto che fra l’ossessione trumpiana e quella del Ponte del politico nazionale più “pallonaro” della storia non se ne parla più, è obiettivamente da scartare: da Catania a Palermo, con la più veloce opportunità quotidiana, ci vogliono 4 ore e 15 minuti, prendendo prima un autobus che arriva e Caltanissetta Xirbi e proseguendo fino a destinazione con un regionale veloce; in direzione opposta, la soluzione più veloce dura 4 ore e 23 minuti, prendendo il treno per Messina e proseguendo poi per Catania.
Per quanto riguarda l’autostrada A19, l’unica scelta praticabile e intelligente, per non farsi del male, potrebbe essere quella di viaggiare nelle ore notturne per cercare di scansare il grosso del traffico e il caldo boia. Ma anche questo pensiero è avvilente.
Mi ritorna in mente, con un paragone triste ma credo adeguato, la locuzione latina di Tito Livio “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. La rese celeberrima il cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo, scandendo quelle dure parole il 4 settembre 1982 durante la cerimonia funebre dopo l’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Nella sua storica omelia, il presule ne offrì anche la traduzione: “Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici. E questa volta non è Sagunto. Ma Palermo, povera Palermo”. Io aggiungerei, a distanza di 43 anni: ma Sicilia, povera Sicilia. Il presidente della Regione, che si sbraccia facendo ogni giorno cazziatoni a destra e manca contro ogni inefficienza e chiedendo le dimissioni di tutti gli inadempienti, forse di fronte alla realtà del collegamento quasi impossibile – e senza soluzioni concrete in tempi brevi – tra le due città più importanti dovrebbe guardarsi allo specchio con serenità e dirsi: ora chiedo le mie dimissioni. Mentre quelli che stanno all’opposizione su questo argomento dovrebbero fare una battaglia quotidiana.
Però mi affido all’arma migliore che è quella dell’ironia deve e ritrovo e ripubblico una foto con una possibile alternativa per il mio eventuale (meglio mettere le mani avanti) viaggio a Palermo: l’asino, u sceccu, come il mitico e simpaticissimo Gianni che conobbi qualche anno fa a Bronte.Mi fermo, fu un pensierino lungo, ma dovevo sfogarmi. Buona domenica, amiche e amici cari, abbiate cura di voi.
di Gaetano Perricone
