Mia cara sorella, mio caro fratello,
il Risorto decide di “ritornare” tra i Suoi discepoli. Tra i suoi fratelli. Tra coloro che erano fuggiti, scappati. E che per la paura si erano pure nascosti. Come i conigli nelle buie tane. Eppure, Gesù, prima di raggiungere il Padre, li vuole rivedere per dare loro fiducia. Speranza. Per illuminarli con la fedeltà immutata del Suo Amore. Così, nonostante le chiuse porte, rieccolo tra le mura e le braccia della Sua Famiglia. Della Sua Comunità. Perché è inarrestabile in Lui il bisogno di amarli. Di amarli ancora. “Fino alla fine”. Vuole riabbracciarli. Farsi toccare da loro. Mangiare con loro. Ritornare a camminare in mezzo e accanto a loro.


In un orizzonte quasi opposto, alla vigilia della Sua dipartita, anche il nostro amato Papa Francesco prima di lasciarci ha “consapevolmente” voluto stare in mezzo alla Sua gente. Al suo popolo. A una briciola visibile della Sua Comunità. A iniziare dai carcerati. Ha messo da parte il peso di ogni sofferenza. E, con l’umiltà dei “piccoli”, ha benedetto nel giorno di Pasqua noi tutti, la Chiesa, il mondo intero, l’uomo. Una sorta di icona straordinariamente visibile di un progetto divino che stava per concludersi. Basta semplicemente ricordare che alla Sua prima “apparizione” come Pontefice dalla loggia di piazza San Pietro, scandalizzando tanti, aveva chiesto al Suo popolo di benedirLo. Francesco da vero discepolo del Risorto ci insegna che non ci può essere Resurrezione senza la relazione. Quella che passa e si dona attraverso il corpo. Con il nostro stare, o meglio, abitare la nostra Comunità. Allora, se la Pasqua è la festa della Speranza e della Pace, Francesco ci ha testimoniato che Essa va prima celebrata e “incarnata” nel presente della nostra vita. E nella nostra comunità. Comunità “attraversate” e servite con i nostri fragili corpi.

Con mani, braccia, gambe, bocche, occhi … e intelletto benedicenti. Con cuori e coscienze aperti alla Speranza e ai suoi sorrisi: il perdono, la carità, la misericordia, la benevolenza . Ogni ultimo gesto e ogni ultima parola di Francesco, siano per noi un testamento “pasquale”. Dove troviamo le istruzioni per una nuova vita. Che abbraccia tutti. Se solo ci lasciamo governare, qui ed ora, dall’Amore Crocifisso. Dall’Amore Crocifisso del Risorto. In gioiosa attesa della Pasqua eterna.Intanto, auguri a te, caro fratello e cara sorella, di una Santa Pasqua quotidiana!

Don Franco Mogavero