“Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo”. Ci piace ricordare Papa Bergoglio proprio con le sue parole del messaggio pasquale urbi et orbi pronunciate in Piazza San Pietro ieri, 20 aprile 2025, dalla voce di Mons. Ravelli in sostituzione di quella ormai flebile del Pontefice. Era solo ieri e Papa Francesco, forse presentendo l’imminente fine, ha dato l’ultimo saluto a quella piazza con parole inequivocabili contro la guerra, con la semplicità che è sempre stata la cifra stilistica della sua comunicazione.

Vogliamo ricordare innanzitutto il grande uomo di pace, il cui impegno contro tutte le guerre parte da più lontano. Ha fatto epoca la sua “terza guerra mondiale a pezzi”, denunciata ben prima dello scoppio dei sanguinosi conflitti in Ucraina e a Gaza. Parole, che già allora suonavano come un monito, per ricordarci delle tante guerre dimenticate.

“Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità” (18 marzo 2025). Per aver difeso la pace, qualcuno gli ha dato, più o meno velatamente, del “putiniano” o dell’antisemita ma la sua coraggiosa testimonianza ci invita ad indignarci dinanzi ad ogni guerra e ad ogni sopruso.

Bergoglio, ha dedicato l’intera sua vita al servizio, dando forte testimonianza di amore e carità con ogni suo gesto ed ogni sua parola. Scegliendo il nome del poverello di Assisi, ha chiesto alla Chiesa e alla parte ricca della Terra di scendere dal piedistallo e di guardare agli ultimi, ai più fragili, ai poveri, ai migranti, alle vittime di un sistema economico insostenibile che non ha mancato di fustigare.

Penseremo sempre, con commozione, al suo viaggio a Lampedusa, dell’8 luglio del 2013, il primo viaggio del suo pontificato significativamente là dove il Mediterraneo continua a inghiottire barconi e vite umane. “La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri […] fa vivere in bolle di sapone, che sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza”.

È stato il Papa di tutti, riuscendo ad arrivare ai credenti e ai non credenti, proprio per l’immensa umanità e illuminazione che ha caratterizzato il suo pontificato, peraltro ferocemente avversato dalla parte più conservatrice del mondo cattolico.

Oggi se n’è andata una delle poche voci autorevoli di questi nostri disastrati tempi. Lascia un vuoto incolmabile ma quella speranza che è riuscito ad alimentare rappresenta un’eredità importante: a ciascuno di noi il compito di continuare sulla strada che Francesco ha tracciato.

Buon viaggio, Papa Francesco.