La devozione al Santo di Padova nato a Lisbona (Portogallo) nel 1195, è stata da sempre fortemente sentita nella Città di Cefalù.
Si narra che durante il tragitto tra il Marocco e il Portogallo la sua imbarcazione, spinta dal mare in tempesta, raggiunse le coste della Sicilia e fu così che venne a Cefalù ospite del convento francescano con l’annessa chiesa, oggi parrocchia, dove ha lasciato i segni tangibili della sua presenza (calice, campana, albero di arancio).


L’intensa opera di predicazione di S. Antonio inizia dopo l’incontro con Francesco D’Assisi riuscendo con la sua suadente parola e con il suo esempio a convertire molti eretici, mettere pace fra le fazioni avverse, combattere l’eresia, l’usura e la povertà.Godette di grande popolarità e stima tra la gente tanto che ancora oggi è tra i santi più amati e venerati.Per la sua grande abilità nell’annunciare il Vangelo che giornalmente metteva in pratica, a solo un anno dalla morte avvenuta a Padova nel 1231, venne canonizzato da Papa Gregorio IX che lo chiamò “Arca del testamento” e proclamato santo nel 1232.Nel 2020, Padre Salvatore Di Marco rettore della Chiesa di S. Pasquale, volendo concretizzare la richiesta di alcuni devoti, mi esprime il desiderio di volere dei pannelli con episodi della vita di Sant’Antonio.
Eseguo dei bozzetti che vengono approvati ma, con il sopravvenuto Covid 19, tutto è stato rinviato.Finalmente questo nuovo anno è stato propizio e così ho portato a compimento l’opera affidatami.Il trittico da me realizzato fa da cornice alla nicchia, inserita in un vuoto murario esistente, che è stata eseguita tutta in legno dalla falegnameria Vigneri di Castelbuono e contiene il gruppo statuario del santo, da tempo presente in chiesa.Le raffigurazioni rappresentano rispettivamente a destra di chi guarda “La predica ai pesci”, a sinistra “Il pane dei poveri” e in alto “Il miracolo della mula”.


Nella prima scena che ha per sfondo un angolo della Caldura e non di Rimini dove è avvenuto il miracolo, il santo è raffigurato mentre annuncia la parola di Dio ai pesci in quanto non trova nessuno disposto ad ascoltarlo. La città era ben salda in mano a un gruppo di eretici. All’arrivo del francescano fanno di tutto per isolarlo e chiuderlo in un muro di silenzio.Antonio con la mano destra benedicente e con la sinistra che sorregge il giglio simbolo della sua purezza e del suo candore, non si scoraggia e cammina fino alla riva del mare rivolgendosi ai pesci che numerosi e guizzanti accorrono e ascoltano le sue parole di esortazione e di lode al Creatore mentre un confratello assiste meravigliato. Con questo miracolo riesce a vincere l’incredulità dei riminesi.Nel pannello di sinistra accanto alla figura del santo c’è una madre che tiene in braccio il figlio mentre una bambina tende la mano verso quella di Antonio che le porge il pane.
La tradizione del pane dei poveri inizia con il seguente miracolo. Una madre lascia da solo il suo bimbo di 20 mesi e rientrando a casa lo trova senza vita affogato in un mastello d’acqua. Invocando l’aiuto del santo promette che se otterrà la grazia donerà ai poveri tanto pane quanto è il peso del figlio. Il bimbo torna miracolosamente in vita e da quel momento nasce la tradizione del pane benedetto ed è origine dell’Opera del Pane dei Poveri e in seguito della Caritas Antoniana, organizzazioni che si occupano di portare cibo e assistenza ai poveri.
Come sfondo ho inserito il laghetto di Piano Zucchi e in primo piano un tavolo con il pane pronto per la distribuzione.La raffigurazione del pannello centrale, inserita nel contesto personalizzato del lavatoio medievale di Cefalù, è relativo alla mula che rifiutando il cibo si inginocchia con venerazione davanti all’Ostia Consacrata.


Questo episodio, avvenuto sempre a Rimini, ha origine da un dibattito fra Antonio e un eretico che lo sfida a dimostrare con un miracolo la vera presenza di Cristo nell’Ostia Consacrata. Dopo avere lasciato la sua mula nella stalla senza darle da mangiare, nel momento convenuto e alla presenza di molti testimoni la porta in piazza e la mula, pur essendo digiuna, non si dirige verso il fieno ma va a inginocchiarsi davanti all’Ostia vincendo così l’incredulità degli astanti.
Queste rappresentazioni, da me eseguite con colori acrilici, danno solo un’idea di quanto realmente e prodigiosamente è accaduto nel momento dei miracoli e quale cambiamento hanno prodotto nel cuore degli uomini.
Attraverso lo studio della composizione e le campiture cromatiche ho cercato di narrare, con molta semplicità e tralasciando i dettagli, il messaggio del Santo volto a far conoscere la Buona Novella con l’esempio, la carità, la condivisione e l’amore verso il prossimo.
L’elemento dell’acqua è presente in tutte e tre gli episodi in quanto rappresenta la rinascita spirituale di ogni cristiano e la speranza della resurrezione dopo la morte.
Così come l’acqua è fonte di vita, è sostentamento di vita, purifica e fa rinascere a maggior ragione l’Ostia Consacrata genera ed è sorgente zampillante di grazie. Per il credente è il serbatoio di tutte le possibilità dell’esistenza e supporto ad ogni creazione.
L’acqua comporta sempre una rigenerazione e per 580 volte è citata nel Vecchio Testamento e 80 volte nel Vangelo.
Basta pensare che la Bibbia si apre con la creazione della luce e dell’acqua e si chiude con “un fiume di acqua viva limpida come cristallo che scaturisce dal trono di Dio e dell’Agnello”.
I colori utilizzati per il mio racconto forse non molto si accordano alle altre pitture presenti in chiesa, ma è stato mio intendimento dare luce e vivacità per esaltare quel sentimento di serenità, di speranza, di bontà, di carità e affidamento totale a Cristo che ha pervaso la figura, la vita, e le opere di Sant’Antonio.

Giuseppe Forte