I Carabinieri della Compagnia di Carini, nel corso dell’ultima settimana, hanno proseguito i controlli ai locali del lungomare tra i comuni di Isola delle Femmine e Capaci, in considerazione dell’elevato afflusso di avventori e del segnalato allestimento di sale da ballo in assenza di provvedimenti autorizzativi. Un fenomeno che, già nel mese di giugno, aveva iniziato a destare allarme e preoccupazione tra i residenti dell’area, riscontrato a seguito dei mirati servizi svolti, culminati con sanzioni amministrative, sequestri di aree e strumentazione di riproduzione sonora e sospensione della licenza a carico di un titolare.

In particolare, nel corso dell’ultima settimana, sono stati deferiti in stato di libertà i titolari di due esercizi commerciali, all’interno dei quali alcune centinaia di giovani erano intenti a ballare in aree appositamente adibite a tale scopo e con la presenza strumentazione di riproduzione sonora, in assenza delle necessarie autorizzazioni di pubblica sicurezza.

I provvedimenti, emessi dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, in esito a sequestri operati d’iniziativa dalla Stazione Carabinieri di Isola delle Femmine, sono stati eseguiti nei confronti dei titolari dei locali, cui viene contestato il reato di cui all’art. 681 c.p.

I controlli sul lungomare dei Comuni di Isola delle Femmine e di Capaci proseguiranno per tutta l’estate, soprattutto nei fine settimana, quando il fenomeno della movida assume dimensioni più allarmanti, anche per la verifica del rispetto delle ordinanze contro la c.d. “mala movida”, recentemente emanate dai Sindaci dei Comuni in questione e prorogate per tutto il periodo estivo, volte a disciplinare, in particolar modo, vendita e consumo di bevande alcoliche, nonché limiti alle emissioni sonore dei locali a tutela delle tranquillità dei residenti della zona.

Giova precisare che i destinatari dei provvedimenti sono, allo stato, indagati in merito ai reati contestati e che la loro posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.