Ti sei goduto la Naspi? Bene, adesso ridacci i soldi | ULTIM’ORA: guai in vista per i beneficiari

Possibile richiesta di restituzione Naspi

Restituzione Naspi-Fonte-Canva-vladispas-Madonielive.com-

Ora lo stato italiano potrebbe chiedere indietro i soldi che erano stati accreditati attraverso la cosiddetta Naspi.

Cattive notizie in arrivo per chi ha percepito il sussidio di disoccupazione riconosciuto dal Governo.

Ecco che cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi ai cittadini italiani ai quali è stato corrisposto il contributo Naspi.

Chi ha intascato l’indennità che viene riconosciuta ai lavoratori che restano senza occupazione dovrà fare molta attenzione.

Scopriamo che cosa bolle in pentola per i contribuenti del Bel Paese che hanno subito un licenziamento o che hanno chiesto le dimissioni per giusta causa.

Naspi, a cosa occorre fare attenzione

Il Decreto Legislativo n. 22/2015 ha introdotto l’istituto di un sussidio per i lavoratori dipendenti, che hanno subito un licenziamento o che hanno chiesto le dimissioni per giusta causa. La Legge sulla Naspi è chiara e prevede che la corresponsione dell’indennità venga riconosciuta solo fino a quando il soggetto che ne ha fatto richiesta ne abbia realmente diritto. Questa forma di sussidio del Governo infatti, è un modo per dare un supporto concreto di natura economica, a chi resta senza lavoro.

La ratio della Legge è stata quella di agevolare i soggetti disoccupati nella ricerca di un nuovo impiego. Di fatti la Naspi non è assegnata a vita ma viene elargita agli aventi diritto per un totale di due anni. Terminato questo periodo, gli ex lavoratori smettono di essere beneficiari e di percepire l’indennità ma c’è un altro aspetto da tener presente, se non si vuole rischiare di dover ridare al Governo tutti i soldi ricevuti. Scopriamo di che cosa si tratta.

Novità per il sussidio di disoccupazione
Novità Naspi-Fonte-depositphotos-Madonielive.com

La restituzione del sussidio di disoccupazione

Come abbiamo anticipato, la Legge sulla Naspi non è poi tanto criptica e prevede l’obbligo per il titolare del sussidio di comunicare allo Stato, attraverso l’INPS, l’inizio di una nuova attività lavorativa. Questo onere deriva proprio dal fatto che, per sua natura, il contributo viene riconosciuto in mancanza di altra retribuzione. Se il cittadino che riceve l’assegno Naspi non comunica l’inizio della propria attività professionale potrebbe continuare a percepire il contributo. Dunque è molto probabile che riceverà una richiesta di restituzione.

Un altro caso in cui può accadere di dover rendere i soldi ricevuti, come riportato da www.linkedincaffe.it, è quello di errori di importo da parte dell’INPS. In questa situazione si dovrà restituire la differenza. In tutti gli altri casi invece la Naspi, una volta corrisposta, non va restituita. Dunque possono stare tranquilli gli ex lavoratori che hanno tutte le carte in regola per essere, a ogni effetto di Legge, titolari del contributo.