Superstizione, gatto nero (Canva) Madonielive.com
Una ricerca rivela dove la superstizione è più forte in Italia: dalla Campania al Lazio, tra riti antichi e nuove credenze digitali.
C’è chi evita i gatti neri, chi tocca ferro e chi non rinuncia al proprio cornetto portafortuna.
Ma nell’Italia moderna, quanto conta ancora la superstizione? Vediamo la classifica delle regioni.
Con l’arrivo di un nuovo venerdì 17 e Halloween alle porte, una ricerca nazionale ha tracciato la mappa delle regioni più superstiziose.
Il risultato sorprende: da Nord a Sud, la voglia di credere nella fortuna resiste, tra riti antichi, consulti esoterici e un’intramontabile curiosità per l’irrazionale.
C’è chi evita i gatti neri, chi tocca ferro e chi tiene un amuleto nascosto in tasca. Ma nell’Italia del 2025, quanto conta davvero la superstizione? Con l’arrivo di un nuovo venerdì 17 e Halloween alle porte, un’analisi nazionale ha provato a misurare il peso delle credenze popolari nel Paese. Il risultato è sorprendente: la fede nella fortuna non solo resiste, ma si rinnova, trasformandosi in un fenomeno culturale che unisce vecchie tradizioni e nuove abitudini digitali.
L’Indice di Superstizione Regionale (ISR), nato dall’incrocio dei dati dell’Osservatorio Antiplagio su veggenti, guaritori e spesa per consulti dal vivo con le ricerche online di parole come “oroscopo”, “malocchio”, “portafortuna” e “venerdì 17”, disegna una mappa chiara delle paure e delle speranze degli italiani. Tra magia e folklore, emerge un Paese dove l’irrazionale continua a convivere con la razionalità.
A guidare la classifica c’è la Sicilia, con un punteggio record che la incorona la regione più superstiziosa d’Italia. Qui, la scaramanzia non è solo una tradizione ma un modo di vivere. Le ricerche online per “malocchio” e “oroscopo” toccano livelli altissimi, segno che il legame con l’occulto è ancora profondamente radicato. Subito dietro si colloca la Campania. A Napoli la scaramanzia è un linguaggio a sé: un cornetto rosso appeso allo specchietto, una battuta per scacciare la sfortuna, un gesto scaramantico prima di un esame o una partita.
Sul podio anche il Lazio, dove Roma si conferma capitale delle credenze. Qui la superstizione convive con la modernità, e non è raro che tra i manager o i professionisti si parli di “energie positive” o “giorni fortunati”. Segue la Lombardia, più razionale ma non immune. A Milano, dove si contano decine di migliaia di truffe legate all’occulto, la magia si nasconde dietro un linguaggio più sobrio ma ugualmente potente. Chiudono la classifica Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Veneto, regioni dove prevale il pragmatismo e l’interesse per l’irrazionale resta limitato. Ma anche qui, in un giorno come il venerdì 17, qualcuno evita ancora di passare sotto una scala o di rompere uno specchio. Dopotutto, tra ragione e superstizione, l’Italia continua a credere che un pizzico di fortuna non guasti mai.
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