Smartphone, da oggi può costarti il posto di lavoro | Valanga di licenziamenti in arrivo: ecco a che cosa devi fare attenzione

Licenziamento immediato (Canva) Madonielive.com
Un episodio accaduto a un dipendente accende i riflettori sull’uso di WhatsApp: anche una chat di lavoro può costare il posto.
Si è portati a pensare che ciò che si scrive in una chat resti confinato nello schermo dello smartphone.
Il confine tra vita privata e lavorativa, però, oggi è sempre più sottile.
Le app di messaggistica, usate per comunicare con amici e colleghi, possono diventare un’arma a doppio taglio.
E un caso recente dimostra come una semplice chat possa trasformarsi in un motivo di licenziamento.
Quando il confine tra privato e lavoro si assottiglia
WhatsApp è percepito come uno spazio sicuro dove condividere pensieri, opinioni e battute senza il rischio di conseguenze. La crittografia end-to-end, insieme ad altre misure di protezione, garantisce un livello di riservatezza elevato, tanto da illudere molti utenti di poter parlare liberamente. Ma questa convinzione può rivelarsi pericolosa, soprattutto quando i messaggi riguardano l’ambiente professionale.
Negli ultimi anni, i casi in cui le conversazioni private hanno avuto ripercussioni nel mondo del lavoro sono aumentati. Commenti offensivi, denigratori o discriminatori, anche se inviati in una chat apparentemente privata, possono infatti compromettere il rapporto di fiducia con l’azienda. E la giurisprudenza, come dimostrato dall’ultimo episodio in Germania, non sempre considera i messaggi “solo” affari privati.
WhatsApp e lavoro: la sentenza che fa discutere
Il caso riguarda un gruppo di sette dipendenti che, per mesi, hanno utilizzato lo smartphone con WhatsApp per parlare male di colleghi e superiori con messaggi razzisti e denigratori. Una volta venuto a conoscenza della chat, il datore di lavoro ha deciso di intervenire licenziando immediatamente uno dei partecipanti. Inizialmente il tribunale del lavoro aveva accolto la difesa dell’ex dipendente, sostenendo la natura privata delle conversazioni. Tuttavia, la sentenza è stata poi ribaltata: i giudici hanno sottolineato come la gravità e la frequenza dei messaggi non lasciassero margini di miglioramento, rendendo superfluo ogni avvertimento.
Gli avvocati del lavoro hanno spiegato che, in simili circostanze, i datori non sono obbligati a concedere preavvisi. Se il contenuto dei messaggi è grave e ripetuto, si può arrivare al licenziamento immediato. Pur trattandosi di un episodio avvenuto in Germania, il principio può valere anche altrove, Italia compresa. È un chiaro avvertimento: la privacy promessa dalle piattaforme non è un lasciapassare per qualsiasi contenuto. Anche una chat con colleghi fidati può diventare una prova a carico e mettere a rischio la carriera. Questo caso è accaduto in Germania ma questo non significa che non possa verificarsi anche in Italia, meglio esserne a conoscenza per non rischiare il posto di lavoro.