Ponte sullo stretto, arriva il DIVIETO DEFINITIVO | Stavolta è ufficiale: Sicilia e Calabria restano separate

Progetto cancellato (Canva) Madonielive.com
Un progetto da miliardi che divide politica e opinione pubblica: il Ponte sullo stretto di Messina riceve uno stop netto.
C’è un’infrastruttura che da decenni accende sogni e polemiche, promessa e miraggio insieme.
Un’opera che cambierebbe geografia, economia e perfino strategia del Paese.
In questi mesi la discussione ha preso una piega sorprendente, toccando perfino i tavoli internazionali.
Ma il colpo di scena è arrivato dall’altra parte dell’Atlantico, lasciando poco spazio a interpretazioni.
Un progetto tra visioni e strategie
Il Ponte sullo Stretto di Messina non è mai stato soltanto un cantiere mancato o un disegno su carta. Attorno a quelle campate sospese tra Calabria e Sicilia si sono intrecciati interessi politici, calcoli economici e immaginari collettivi. Un’opera dal costo stimato in oltre 13 miliardi di euro che, secondo i suoi sostenitori, rappresenterebbe la svolta infrastrutturale più attesa del Sud Italia.
Negli ultimi mesi, però, il dibattito ha imboccato una direzione inaspettata. Alcuni esponenti politici avevano ipotizzato di classificare il ponte come “bene strategico” a uso militare, così da inserirne il finanziamento nel conteggio delle spese per la difesa. Una mossa legata agli impegni internazionali assunti dall’Italia, che al vertice Nato dell’Aia ha promesso di portare la quota destinata alla difesa fino al 5% del Pil. Un obiettivo ambizioso, che richiede soluzioni creative per non pesare eccessivamente sul bilancio nazionale.
Lo stop netto degli Stati Uniti e la replica del governo
L’idea di far rientrare il ponte nella categoria delle spese militari non ha però convinto gli alleati. L’ambasciatore americano presso la Nato, Matthew Whitaker, ha sottolineato con chiarezza che l’impegno deve riguardare armamenti, mezzi e personale, non infrastrutture senza valore strategico diretto. Un avvertimento che ha tagliato corto sulle ambiguità, ricordando come gli Stati Uniti pretendano serietà e coerenza negli sforzi dei partner europei. Il Ministero delle Infrastrutture ha reagito subito, chiarendo che il progetto è già interamente finanziato con fondi statali e che nessuna risorsa Nato è prevista per la sua realizzazione. Una presa di posizione che chiude, almeno per ora, ogni spiraglio a interpretazioni “creative” della contabilità pubblica.
Restano le promesse politiche, gli studi tecnici e le polemiche infinite che accompagnano il ponte più discusso d’Europa. Ma, almeno su un punto, il messaggio è definitivo: Sicilia e Calabria dovranno attendere ancora per vedere quell’arco d’acciaio solcare lo Stretto. Le prospettive per il futuro del Ponte sullo Stretto restano incerte: il progetto è finanziato, ma la realizzazione dipenderà da scelte politiche, sostenibilità economica e consenso internazionale.