Legge 104, il datore di lavoro può spiarti | Il nuovo decreto gli dà il permesso: al primo sgarro perdi il lavoro

Licenziamento immediato (Canva) Madonielive.com
Un decreto che cambia gli equilibri tra azienda e lavoratore: controllo serrato e rischio licenziamento. Ma davvero funziona così?
Quando il confine tra fiducia e sorveglianza diventa sottile, chi rischia di più?
Il lavoro oggi non è fatto solo di competenze. Accanto alla produttività, entrano in gioco tecnologie invisibili che registrano ogni movimento.
E se l’errore costasse direttamente il posto? Ora il datore di lavoro può controllare ogni spostamento e il rischio è grande.
Ma è davvero così? Cosa dice la legge in proposito? Il caso che ha fatto discutere e che ha cambiato le regole del “gioco”.
Legge 104: la nuova frontiera del controllo aziendale
Il tema dei controlli sul posto di lavoro non è mai stato così attuale. Da un lato, le imprese chiedono strumenti efficaci per prevenire abusi e garantire trasparenza; dall’altro, i dipendenti rivendicano il diritto alla privacy e alla dignità personale. In mezzo c’è la tecnologia, sempre più sofisticata, che rende possibili verifiche capillari e invisibili.
Il dibattito si intensifica soprattutto quando riguarda i permessi previsti dalla Legge 104, concessi a chi deve assistere familiari con gravi disabilità. Un beneficio prezioso, ma spesso circondato dal sospetto di utilizzi impropri. Così, nelle aziende, si apre la questione: fino a dove può spingersi il datore di lavoro senza violare diritti fondamentali?
Il caso in tribunale: licenziamento immediato
A Mestre la vicenda ha preso una piega clamorosa. Un lavoratore veneziano di 46 anni, è stato licenziato in tronco dopo che l’azienda aveva installato un Gps nell’auto di servizio per verificare come utilizzasse i permessi della Legge 104. I tracciamenti sembravano dimostrare che, invece di occuparsi della madre malata, si recasse altrove. Il lavoratore ha reagito portando la questione in tribunale. Il giudice, però, ha ribaltato tutto: i controlli erano illegittimi e venivano svolti senza un fondato sospetto di abuso. Per questo motivo sono stati ritenuti inutilizzabili in giudizio.
Ma non è tutto qui, nelle indagini è emerso che l’uomo stava realmente impiegando quelle ore per migliorare la sicurezza domestica della madre. Quindi rientrava nel tempo dedicato alla cura del genitore disabile, anche se non si trattava di assistenza diretta. La sentenza ha disposto, perciò, il reintegro del dipendente e la restituzione di tutte le retribuzioni arretrate. Inoltre, ha riaffermato un principio essenziale, ovvero che la tecnologia non può annullare i diritti del lavoratore. Un verdetto che rimette al centro il valore della fiducia, ricordando che il rispetto della Legge 104 non può mai passare attraverso la violazione della dignità personale.