È noto come il CASTELLO delle FIABE: si trova in Italia e fa breccia nel cuore di tutti | Agosto il momento giusto per vederlo

Castello medievale - pexels - madonielive.com
Il “Castello delle Fiabe” è uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo con lo sguardo puntato su uno dei golfi più bell’ d’Italia.
Da lassù la vista è mozzafiato: lo sguardo corre dalle coste di Cuma fino a Procida, Ischia e Capri, in un abbraccio che unisce mare e storia. La sua costruzione risale alla fine del Quattrocento, quando gli Aragonesi, preoccupati dalle incursioni saracene e dall’arrivo dell’esercito francese di Carlo VIII, decisero di rafforzare le difese costiere.
L’incarico di progettare la fortezza fu affidato a Francesco di Giorgio Martini, architetto senese di grande fama, che concepì un sistema difensivo imponente.
La storia del castello, però, non è stata affatto lineare. Nel 1538 il Monte Nuovo eruttò, provocando sprofondamenti della costa e gravi danni alla struttura. Il viceré Pedro Álvarez de Toledo colse l’occasione per rinnovarlo completamente, trasformandolo in una roccaforte a pianta stellare, con bastioni angolari, mura spesse fino a sei metri, fossati e ponti levatoi. Da allora, per secoli, il castello mantenne il suo ruolo di baluardo strategico, attraversando il dominio spagnolo, quello austriaco e infine l’epoca borbonica, fino all’Unità d’Italia.
Dopo il 1861 iniziò un lungo periodo di declino. La fortezza conobbe usi molto diversi dal suo scopo originario: tra il 1927 e il 1975 ospitò il Reale Orfanotrofio Militare, durante la Seconda guerra mondiale divenne carcere e centro di detenzione, e dopo il terremoto dell’Irpinia nel 1980 accolse famiglie sfollate. Fu solo nel 1984 che il castello tornò a vivere, quando passò alla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta e venne destinato a ospitare il Museo Archeologico dei Campi Flegrei.
Un luogo senza tempo
Oggi, varcando il ponte levatoio, si entra in un luogo che è al tempo stesso scrigno di memorie e custode di tesori artistici. Le sale raccontano storie antiche attraverso reperti provenienti da Cuma, Pozzuoli, Miseno, Baia e altre località flegree. Nella Sala dei Gessi si ammirano decine di calchi che riproducono opere ellenistiche e romane, originariamente custodite nelle terme di Baia.
La Torre Tenaglia ospita la ricostruzione del Sacello degli Augustali di Miseno, con statue di imperatori e membri della dinastia flavia. E poi c’è il Ninfeo di Punta Epitaffio, voluto dall’imperatore Claudio e oggi ricreato sulla base dell’originale sommerso, visibile solo a chi esplora il Parco archeologico sommerso di Baia.

Panorami a perdita d’occhio
Visitare il castello significa anche perdersi nei suoi panorami. Dalla piazza d’armi lo sguardo si apre sul blu del mare, sulle isole e sulla costa, in un colpo d’occhio che da solo vale la visita. E non manca un tocco spirituale: sulla sommità si trova la chiesa della Madonna del Pilar, risalente al XVI secolo e recentemente restaurata.
Negli ultimi anni il castello è tornato a essere un punto di riferimento culturale, ospitando eventi, mostre e persino aperture serali con illuminazioni scenografiche. È un luogo dove la storia non si limita a essere raccontata, ma si respira, tra mura antiche e venti marini che sembrano portare ancora echi di battaglie e di vita quotidiana di secoli fa.