Polizzi ha la sua statua. Una intera comunità l’ha accolta con gioia.Con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte, Giuseppe Antonio Borgese indica una direzione, un monito: «Il sole non è tramontato».Un’opera d’arte pubblica, per definizione, è “inutile” in quanto non ha un’immediata funzione pratica.Ma è proprio in questa sua apparente inutilità che risiede il suo valore più profondo: richiama l’attenzione, invita alla riflessione, semina bellezza e ispira altra bellezza.
È un dono dell’artista all’umanità — o, almeno, a quella parte di essa disposta a entrare in dialogo.Ora anche Polizzi Generosa ha la sua statua.E a chi poteva essere dedicata, se non a colui che, con la sua visione utopica, è stato candidato al Premio Nobel per la Pace?
Una visione che oggi più che mai appare attuale, in un mondo che — proprio come Borgese scriveva — è diventato uno: piccolo, interconnesso, interdipendente.Polizzi si unisce così alla lunga lista di città che si onorano di aver celebrato figure illustri con monumenti pubblici:
Parma con Giuseppe Verdi, Racalmuto con Leonardo Sciascia. Porto Empedocle con Andrea Camilleri. Collodi con Pinocchio. Trieste con ben quattro statue dedicate a Svevo, Joyce, Saba e D’Annunzio. Lisbona con Fernando Pessoa. Londra con Sherlock Holmes e Peter Pan. Dublino con Oscar Wilde. New York con Alice nel Paese delle Meraviglie. E poi quelle dedicate agli artisti: Memphis con Elvis Presley. Camden Town con Amy Winehouse. Kingston con Bob Marley. Montreux con Freddie Mercury. O ad altri personaggi famosi: Hong Kong con Bruce Lee. Madeira con Cristiano Ronaldo. E naturalmente Roma, Firenze, e tante altre ancora.
Da oggi anche Polizzi Generosa entra a far parte di questo lungo elenco.
Perché le città decidono di erigere statue?
Perché, senza arte, senza simboli, le comunità sarebbero più povere.
Arretrate. Aride. Spente.
Senza anima. Senza visione.
Private di quell’impulso che porta a credere in qualcosa di più grande, a lottare per un’idea, per un ideale.
A migliorarsi.
Una statua nel cuore della città impone uno sguardo, suscita una domanda, stimola un dialogo silenzioso con il personaggio che rappresenta.
Spinge a osare, a pensare, ad agire.
Così è per la statua di Giuseppe Antonio Borgese, con lo sguardo fisso verso l’orizzonte:
«Il sole non è tramontato».
È questo il messaggio implicito che trasmette.
Un invito a non scoraggiarsi, a credere che il sole è ancora lì — che c’è ancora speranza.
Volgendo gli occhi verso il sole che cala oltre i monti che abbracciano la vallata, intravedendo uno spicchio di mare nelle limpide sere d’estate, la statua incarna quella fiducia incrollabile nel futuro che ha sempre abitato l’opera e il pensiero di Borgese.
È il suo lascito.
Questa statua è parte di un progetto più ampio, parte dell’“infrastrutturazione culturale” di Polizzi: il percorso letterario all’aperto, il recupero degli spazi, le riqualificazioni urbane, le installazioni artistiche, le ceramiche diffuse nel borgo.
Un lavoro collettivo, tenace, volto a far rinascere una comunità forte della sua identità storica e culturale.
La statua è lì, come una stella polare.
Indica una via.
Chiede coraggio.
Chiama a fare di più, e meglio.
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