Società

Sanità pubblica in Sicilia: un focus su Brucellosi e Tubercolosi. Ad Acquedolci il confronto tra istituzioni e territorio

“Sanità pubblica in Sicilia: ereditare Brucellosi e Tubercolosi” è il titolo del convegno che si è svolto presso l’aula consiliare del Comune di Acquedolci, giovedì 19 giugno, un incontro cruciale che ha messo al centro del dibattito una delle emergenze sanitarie più persistenti e sottovalutate del territorio siciliano: la diffusione di brucellosi e tubercolosi bovina e ovicaprina e il groviglio di norme che regolano e disciplinano il percorso di risanamento che invece di aiutare creano ancora più problemi agli allevatori, vincolando il marcato.
Ad accogliere gli ospiti, il sindaco Alvaro Riolo, che ha aperto i lavori con un caloroso saluto istituzionale, sottolineando l’importanza di un dialogo costruttivo tra istituzioni, sanità pubblica, allevatori e amministratori locali, per affrontare un problema che non è solo sanitario ma anche sociale ed economico.


Tra i relatori principali, ha avuto particolare rilievo l’intervento dell’avv. Gabriella Regalbuto, organizzatrice dell’incontro, che ha inquadrato, anche dal punto di vista giuridico, il tema della responsabilità pubblica e privata nella gestione materiale delle emergenze veterinarie.
Al tavolo dei relatori dott. Nicola D’Alterio, Commissario straordinario per l’eradicazione della brucellosi e tubercolosi, nominato dal Governo nazionale. D’Alterio ha illustrato la complessa mappa epidemiologica delle due zoonosi, soffermandosi sulle criticità che rendono difficile l’eradicazione delle malattie in Sicilia, come l’allevamento brado, la mancanza di controlli sistematici e la disomogeneità dei dati raccolti. “È fondamentale ricostruire un rapporto di fiducia tra enti sanitari e allevatori” – ha dichiarato – “e operare su una base di trasparenza e controllo capillare.”Un quadro tecnico dettagliato è stato tracciato anche dal dott. Pietro Schembri, Dirigente del Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, che ha evidenziato come l’incidenza di queste patologie nell’Isola e sui Nebrodi e i rischi per la salute pubblica.E’ intervenuto dott. Giuseppe Cuccì, Direttore Generale dell’ASP di Messina, che ha assicurato l’impegno dell’azienda sanitaria locale a rafforzare i presidi veterinari nelle aree montane. Anche la dott.ssa Francesca Di Gaudio, Direttore Generale dell’IZS Sicilia, ha posto l’accento sull’importanza della sorveglianza epidemiologica e sull’impiego di nuove tecnologie diagnostiche per la precoce individuazione dei focolai.

In rappresentanza dell’Assemblea Regionale Siciliana, sono intervenuti l’On. Giuseppe Laccoto, presidente della Commissione VI “Salute, Servizi Sociali e Sanitari”, l’On. Calogero Leanza, vicepresidente della stessa commissione, e l’On. Pino Galluzzo, componente. I tre deputati regionali hanno mostrato compattezza nel ribadire l’intenzione del Parlamento siciliano di inserire l’emergenza brucellosi-tubercolosi tra le priorità sanitarie del prossimo piano regionale, con un occhio attento al potenziamento delle strutture territoriali e all’incentivazione e semplificazione di pratiche virtuose tra gli allevatori.A livello nazionale, il senatore Salvo Pugliese, capogruppo della IX Commissione del Senato della Repubblica, ha portato il saluto del Parlamento, confermando la volontà di inserire nei prossimi decreti un attenzione straordinario per i territori più colpiti, come l’area dei Nebrodi.Ha moderare gli interventi il dott. Nicola Barbera, presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Messina, che ha anche messo in evidenza il ruolo chiave dei veterinari pubblici nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nel supporto tecnico agli allevatori.Particolarmente significativa è stata la partecipazione di numerosi allevatori, agricoltori e amministratori dei Nebrodi, giunti da diversi comuni della zona. Il loro intervento ha reso l’incontro vivo, partecipato e a tratti emotivamente intenso. Molti hanno denunciato l’insostenibilità economica delle misure di abbattimento senza indennizzo adeguato, la scarsa comunicazione da parte delle istituzioni e la sensazione di essere lasciati soli ad affrontare una crisi che colpisce non solo gli animali, ma intere comunità rurali.
Nel passaggio dal contenimento all’eradicazione che emerge il nodo cruciale, sollevato con forza dalla platea di allevatori: il vero ostacolo non è più sanitario, bensì normativo. Come hanno spiegato numerosi allevatori, il sistema di risanamento è oggi ingabbiato in un impianto normativo complesso, spesso contraddittorio, che rallenta gli spostamenti degli animali, crea incertezze commerciali, blocca le attività anche in presenza di situazioni cliniche risolte o sotto controllo. Il risultato è un mercato zootecnico penalizzato, che soffre più per l’effetto delle norme che per l’effettiva presenza delle patologie.


Gli operatori del territorio hanno chiesto con determinazione che, oltre alla sorveglianza sanitaria, si intervenga su una revisione delle procedure: dai tempi di rilascio delle qualifiche sanitarie ai vincoli sugli spostamenti, fino alle modalità di registrazione informatizzata.Secondo gli allevatori, una semplificazione tecnica e amministrativa rappresenterebbe la vera “medicina” per uscire dalla fase cronica del risanamento. In particolare, è stata sollecitata: unificazione e snellimento delle procedure di movimentazione per aziende con indici di rischio prossimi allo zero; valorizzazione del principio di proporzionalità sanitaria, evitando il blocco dell’intera filiera per singoli casi isolati; ridefinizione dei requisiti per la qualifica sanitaria degli allevamenti, con aggiornamento delle soglie e delle tempistiche;
Il convegno ha rappresentato un momento di svolta nel dibattito pubblico regionale su brucellosi e tubercolosi. Per la prima volta, si è avuta una convergenza concreta tra istituzioni sanitarie, politica e territorio. Tuttavia, l’esito dell’incontro non può che essere un punto di partenza, e non di arrivo. Ha chiarito un punto fondamentale: in molte aree della Sicilia il problema non è più l’infezione, ma la gestione amministrativa della post-infezione. In assenza di una semplificazione tecnica e giuridica, il rischio è che il processo di eradicazione si blocchi nella fase finale, quella in cui sarebbe necessario agire con rapidità, flessibilità e proporzionalità. Il ritardo normativo rispetto al progresso epidemiologico rischia di compromettere anni di lavoro. Per questo è urgente aprire una fase nuova, che unisca: sanità veterinaria proattiva; supporto economico per chi rispetta i protocolli; semplificazione procedurale mirata.Il futuro della sanità pubblica veterinaria siciliana si gioca ora sulla capacità di modernizzare la macchina normativa e amministrativa, restituendo funzionalità, equità e prospettiva economica al comparto zootecnico. Il vero risanamento passa oggi per la semplificazione.
Giuseppe Salerno

redazione

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