“Il Barbone di Partanna”: un mix di teatro sociale e teatro-danza con Gabriella Lupinacci

Nello spettacolo “Il Barbone di Partanna”,spettacolo sold out al Teatro Jolly di Palermo, i senzatetto diventano personaggi profondi e autentici, ognuno con la propria storia, il proprio dramma e la propria voce. “Pacifici invasori” di un palcoscenico non loro, si presentano fin da subito — anche in strada, sui gradini del Teatro Jolly di Palermo e tra il pubblico in sala — come presenze cariche di significato, capaci di scuotere l’animo degli spettatori.
La regia di Anna Mauro si dimostra di altissimo livello, e il suo testo si rivela un piccolo capolavoro. I personaggi, inizialmente assopiti sul palco, in preda all’alcol e al silenzio, si risvegliano poco a poco: raccontano le proprie esperienze, le paure, le sconfitte, ma anche la speranza e la resilienza.Lo spettacolo si trasforma così in un’esperienza intensa, emotiva e condivisa che rapisce il mio cuore, soprattutto per la scelta di rappresentare un mondo ai margini della Vita, con le problematiche e le sofferenze che comportano certe scelte, fatte o subite.
Ogni personaggio, interpretato con autenticità dagli attori dell’A.P.S. Radici di Sole, stimola riflessioni, rivela desideri nascosti, illumina zone d’ombra dell’animo umano.Nel finale, appare Ariel, figura simbolica e struggente.Gabriella Lupinacci ne dà un’interpretazione memorabile, fondendo teatro-danza e mimo, con movimenti potenti e carichi di significato.
Ariel è una barbona sobria, profonda, creativa. Ha alle spalle una maternità negata, un dolore lacerante per la perdita di un figlio. Trasforma il suo dolore in arte: danza e pittura diventano strumenti di sopravvivenza e riscatto. I suoi colori — che “urlano” — rappresentano amore per la natura e disprezzo per chi la distrugge.In una delle scene più toccanti, Ariel mostra agli altri barboni il mare, il cielo, l’orizzonte: li invita a muoversi come un’onda. La sala intera ne è coinvolta. È una potente metafora di connessione, di bellezza possibile anche nei contesti più oscuri.
Testo a cura di: Maria Annaloro
Scenografie: Tiziana Di Vita e Sergio Pochini
Direttore di produzione: Sergio Pochini
Tele artistiche: Gabriella Lupinacci
Luci e audio: Giuseppe Vacca
Fotografie di Salvo Quagliana