Attualità

Il giornalismo che verrà – Festival del Giornalismo Mediterraneo

«Internet siamo noi. I problemi che gli attribuiamo sono problemi che ci appartengono in quanto umani. Ma ci ha anche dato delle possibilità che non abbiamo mai avuto. Molte comunità criticano i media tradizionali perché questi non ascoltano la loro vice: ed è proprio su Internet che molte di loro si sono sentite finalmente rappresentate». È con un’iniezione di ottimismo che Jeff Jarvis, docente alla Stony Brook University e giornalista tra i più riconosciuti a livello internazionale, ha inaugurato la giornata di incontri de “Il giornalismo che verrà – Festival del giornalismo mediterraneo”, presso l’Aula Magna della Scuola Superiore di Catania. Prendendo le mosse dal suo ultimo libro, The Web We Weave, in un panel che lo ha visto dialogare con il managing editor del Sicilian Post Joshua Nicolosi, Jarvis ha sconfessato i falsi miti che vorrebbero la rete – e l’IA – come l’anticamera della fine della nostra società. «L’establishment ha sempre cercato di attrarre a sé i media. Ma oggi la rete ci permette di immaginare e creare delle realtà comunicative che vadano oltre certi interessi e certe pressioni. È un compito che le nuove generazioni di giornalisti hanno di fronte e che possono certamente raggiungere». Per farlo, a suo giudizio, è necessario stipulare un patto. Un patto che parta dal basso: «Attribuisco a questo termine – ha concluso – un significato quasi religioso. Dobbiamo scambiarci delle promesse. Giurarci l’un ‘altro che saremo responsabili di ciò che diciamo e diffondiamo. Riguarda tutti noi: utenti, piattaforme, politici, organizzazioni. Non è una soluzione semplice: ma dobbiamo tentare».

Sul rapporto tra potere, democrazia e informazione si è soffermato anche Javier Moreno Bàrber, già direttore di El Paìs e profondo conoscitore del Centro e del Sud America. «Ciò su cui ai giornalisti tocca riflettere – ha spiegato confrontandosi con il direttore del Sicilian Post Giorgio Romeo – è in che modo descriviamo certi fenomeni. A El Salvador, per esempio, il tasso di criminalità è sceso radicalmente, ma a prezzo della sospensione dello stato di diritto. Le destre avanzano e il nostro compito è chiederci: perché? Abbiamo raccontato tutto nel modo giusto?». D’altro canto, il giornalismo è essenzialmente un fatto di storie. Anche in un’era che guarda principalmente al digitale: «A preoccuparmi non è il modo che oggi abbiamo di diffondere le notizie o la presunta minaccia di Internet. Ciò che mi sta a cuore è cosa scegliamo di raccontare. Su cosa stiamo focalizzando la nostra attenzione. Tutto parte da ciò che abbiamo sotto agli occhi». Ecco allora che i tratti distintivi del buon giornalista potranno dispiegarsi: «Ritengo siano quattro. La curiosità, la ricerca della verità, l’onesta con sé stessi e con il proprio pubblico. E il decoro: quello che ci permette di discernere che ci sono limiti che non possono essere superati. A prescindere dal ritorno economico o di visibilità che potrebbero avere».

E del rischio che comporta inseguire la visibilità ha discusso anche Nic Newman, del Reuters Institute for the Study of Journalism di Oxford. Il giornalista britannico, anticipando alcuni dei temi contenuti nel report Journalism and Technology Trends and Predictions 2025, si è soffermato, nel panel che lo ha visto dialogare con Claudia Cantale, docente di sociologia delle reti presso l’Università di Catania, sul crescente fiorire di influencer dell’informazione: «Quanto sta accadendo sulle piattaforme spinge la politica ad abbracciare certe forme di comunicazione tipiche dei social media, che del resto sono delle sponde favorevoli». Ma questo ha anche un risvolto sui cosiddetti media tradizionali: «Sempre più spesso gli editori stanno variando la propria offerta per rispondere ad un pubblico le cui abitudini sono profondamente cambiate. Si approfondiscono temi come la salute e il fitness, si punta molto sull’aspetto visivo dei contenuti e si utilizza l’IA per attrarre il pubblico più giovane. Soprattutto quando si tratta di tradurre, riassumere, creare chatbot per gli utenti e affinare le chiavi di ricerca». Ma è sufficiente per ottenere un riscontro? «Il 40% dei lettori – ha concluso – evita le notizie di proposito. Lo fa per l’ansia degli aggiornamenti negativi o perché si sente sommerso dalla troppa informazione. È un dato che va tenuto di conto: perché un pubblico che non si informa adeguatamente e l’eccesso di opinioni possono indebolire le nostre democrazie».

Gli appuntamenti di “Il giornalismo che verrà” proseguono domani, 4 giugno, alla Scuola Superiore di Catania, con un programma ricco di eventi. Si comincia alle ore 11:00 con Lars Boering, direttore dell’European Journalism Centre e già direttore della World Press Photo Foundation, che offrirà al pubblico un excursus sull’evoluzione del fotogiornalismo. Alle ore 12:00 spazio ad un panel dedicato al giornalismo di spettacolo nell’era di Internet. Protagonisti saranno Raffaella Silipo, responsabile degli spettacoli del quotidiano La Stampa, Giuseppe Attardi, direttore di Segnalisonori, e Alfio Grasso, giornalista e addetto stampa.
Le attività del pomeriggio inizieranno alle ore 15:00, quando Fernando Vacarini di Unipol, direttore della testata Changes, illustrerà quali frontiere sta esplorando il giornalismo aziendale. A seguire, alle ore 16:00, il sociologo Derrick de Kerckhove la direttrice di Media 2000 Maria Pia Rossignaud interverranno sul tema del capitale cognitivo digitale. Chiusura di giornata, alle ore 17:00, affidata ad un dialogo tra Ludovic Blecher, CEO di Whitebeard e board member de L’Orient-Le Jour, e Giovanni Zagni, direttore di Pagella Politica e Facta. Al centro del dibattito una panoramica su come l’innovazione digitale stia incidendo sulla qualità del giornalismo euro-mediterraneo.

“Il giornalismo che verrà” è organizzato da Sicilian Post e Pagella Politica, in collaborazione con la Scuola Superiore di Catania e l’ASSI (Alleanza delle Scuole Superiori d’Ateneo), con i patrocini di Università di Catania, Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Accademia di Belle Arti di Catania e Isola Catania. Silver sponsor è il Gruppo Unipol. L’iniziativa, giunta alla sua settima edizione, offre parallelamente anche un percorso formativo gratuito di alto livello a studenti universitari e giornalisti.

Il festival proseguirà con appuntamenti ininterrotti fino al 7 giugno

redazione

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