L’Ora del Popolo, nel lontano 1947, dedicava a Castellana Sicula ed alla sua raggiunta autonomia un articolo in cui si citava: I Castellanesi mordevano il freno sotto il “dominio” di Petralia. Niente secchia rapita, solo muri imbrattati e carri rovesciati – Svitare il monumento o minare il municipio? – Sotto la pallida luna i vecchi nemici si strinsero la mano: uno aveva il secchio e l’altro il pennello – un’altra lotta intima nel Comune confederale? Castellana nacque come frazione della vicina e superba “Petrae lilium”, Petralia, che di pietra deve avere avuto anche il cuore, se per anni ha impedito alle sufficienti migliaia di Castellanesi di emanciparsi. Per tutto, anche per le cose più usuali, i Castellanesi dovevano ricorrere a Petralia. Una bella mattina del maggio 1947, un giornale isolano portava a Castellana Sicula l’annuncio della libertà sancita con decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato (per gli amanti della precisione e della storia : n° 502 del 22 maggio 1947). Ma quante ansie prima quante lotte! Niente sangue, badiamo. L’unico rosso che bagnò le epiche vicende fu quello delle vernici rosse usate per le scritte murali.
C’erano Calogero Rusignuolo, Ciccio Ingrassia, Leonardo Genduso, Pietro Lio, Luciano Schillaci e Celestino Sammarco che sarebbero andati con il camion dei fratelli Norato.Da sx in alto nella foto Leonardo Genduso, Francesco Ingrassia, Celestino Sammarco, in basso da sx Cilibrasi Vincenzo e Pietro Lio
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