Per dare un tono unitario a questo documento possiamo riferirci a un’intervista con Amistav Ghosh (foto), autore de La grande cecità. L’intervista, sul quotidiano La Repubblica, ha come titolo: “Ragazzi, lottate per il futuro. Ora”. Un titolo che è un programma.
Anche il Nobel Giorgio Parisi, rivolgendosi ai giovani, dice:
“Voi siete quelli che saranno più colpiti dal cambiamento climatico, arriverete a fine secolo e vedrete cose che certamente non vedrò. Da un lato dovete avere la consapevolezza di quello che sta succedendo….E poi dovete convincere gli adulti che è fondamentale che il climate change entri nella politica. Dovete insistere, insistere, insistere sull’importanza del cambiamento climatico. Sono gli adulti che votano: le decisioni sono in mano ai nostri governanti e noi dobbiamo spingere affinché i nostri governanti abbiano come punto fondamentale il cambiamento climatico” (Green & Blue, 2 dicembre 2021).
L’ultimo rapporto dell’ONU sui cambiamenti climatici è allarmante. Gli scienziati ci avvertono che dobbiamo agire per evitare la catastrofe climatica. Anche papa Francesco con i suoi incessanti appelli ci richiama alle nostre responsabilità personali, sociali, ecclesiali. Ma nonostante il panico iniziale nel leggere certi dati e previsioni, dopo qualche ora ci dimentichiamo del tutto. Che succede? Stanno tutti scegliendo di guardare dall’altra parte: il clima è una priorità bassa per la maggior parte delle persone.
- E i governanti? Amistav Ghosh aggiunge che alcuni scienziati sentono di aver fallito nel loro lavoro perché le loro scoperte riguardo alla catastrofe climatica sembrano non produrre alcuna differenza a livello politico. E in un certo senso è ingenuo pensare che i risultati delle scoperte scientifiche siano sufficienti per obbligare i governi a prendere delle decisioni che danneggiano i ricchi e i potenti (vedi i petrolieri ). Il problema dell’ambiente non può essere risolto semplicemente dalla scienza: è un problema politico e geopolitico.
Perciò il titolo: Ragazzi, lottate per il futuro. - Al cuore della crisi climatica. Mi permetto di sottolineare quello che dovrebbe essere il centro degli interventi per salvare il clima futuro.
Quando ci chiediamo che cosa fare per evitare la catastrofe climatica, di solito rispondiamo: fare la raccolta differenziata, installare pannelli fotovoltaici per produrre energia pulita, utilizzare automobili elettriche, andare in bicicletta, piantare alberi etc..
Così riusciremo a evitare l’effetto serra, manterremo l’aumento delle temperatura sotto 1,5 gradi da qui al 2050 e salveremo il clima del futuro.Giusto? Sbagliato. Perché, mentre noi c’impegniamo per difendere l’ambiente, nel resto del mondo (Cina, India – che già sommano 3 miliardi di abitanti – e i paesi fragili) continueranno a bruciare petrolio e carbone, con il risultato di rendere inutili i nostri sforzi. Invece la strada giusta è un’altra: oltre a migliorare l’ambiente a casa nostra, i paesi sviluppati, in particolare Europa e USA , che finora sono stati i maggiori responsabili delle emissioni di CO2,devono fornire ai paesi fragili le tecnologie “pulite” e i capitali necessari per svilupparsi senza distruggere l’ambiente.Questo si è capito da tempo – e infatti da circa 10 anni i paesi ricchi hanno promesso di destinare 100 miliardi di dollari all’anno ai paesi esposti al rischio di siccità e desertificazione. Ma le promesse non sono state mantenute. E’ ora di rispettare gli impegni.Alla Cop 29 ( che si è svolta nel novembre 2024) i paesi ricchi hanno alzato la cifra a 300 miliardi di dollari annui. Ma questi sono un prestito e faranno aumentare il debito dei paesi poveri. L’aiuto deve essere dato in una forma più seria.Fra l’altro bisogna ricordare che per produrre le tecnologie “green”, pulite, si creerà un gran numero di posti di lavoro in Europa e USA e quindi questa scelta di “generosità” porterà un beneficio economico anche a noi.
Inoltre, l’aiuto che daremo all’Africa ci permetterà di contrastare l’imperialismo di Cina e Russia che stanno facendo man bassa in Africa.
E di dare anche una risposta al dramma dei profughi: se un paese subsahariano è aiutato a produrre energia fotovoltaica a costo zero, potrà sviluppare un’industria autonoma e i giovani non saranno spinti ad affrontare l’odissea dei barconi e l’orrore dei trafficanti di persone.
Da qui il titolo di un articolo di Fabrizio Gatti: “Date luce agli africani”. Poiché la prima causa di povertà estrema è la carenza di energia, il fotovoltaico può servire a cambiare la vita agli africani che oggi sono costretti a scappare dai loro paesi. Per tutte queste ragioni bisogna moltiplicare le pressioni sui nostri politici affinché prendano le decisioni giuste e necessarie.- Per continuare il cammino, ci sono altre riflessioni e azioni.
Bisogna dedicare energie e tempo al dialogo.
Ricordando una massima di Paulo Freire nella Pedagogia degli oppressi: “Nessuno libera se stesso, nessuno libera gli altri: gli esseri umani si liberano nella comunione”.
Antonio Percoco