Le Associazioni L.C.S. – Liberi Cacciatori Siciliani, ANCA Associazione Nazionale Cacciatori, Italcaccia Sicilia, Sicilia Nostra e Comitato Regionale ANUUMigratoristi Sicilia non possono non replicare a quanto veicolato in testate giornalistiche e social network da Legambiente, LIPU e WWF Regionali.Ci riferiamo in particolare alla notizia apparsa ieri (5 maggio 2025 sul quotidiano online siciliano MNMERIDIONEWS dal titolo “Bracconaggio fuori controllo: In Sicilia si spara tutto l’anno anche in aree protette”.)Prendendo spunto dalla notizia di 6 presunti bracconieri maltesi bloccati qualche giorno fa al porto diPozzallo mentre tentavano di rientrare in patria con 500 kg di carne di cinghiale, fucili e cartucce, le note Associazione ambientaliste non si sono fatte scappare l’occasione per lanciare i loro soliti strali contro i
Cacciatori e la Regione Siciliana affermando “In Sicilia il bracconaggio è ormai fuori controllo e si spara tutto l’anno e persino in alcune aree naturali protette, anche a causa della deregulation venatoria della Regione”.

Ed ancora “Che la Sicilia sia diventata terra di nessuno a disposizione dei bracconieri evidentemente è noto persino all’estero. La situazione si è aggravata a causa dei provvedimenti e delle deroghe emanati negli ultimi anni dall’assessorato regionale all’Agricoltura che – col pretesto del controllo selettivo dei cinghiali e daini – ha favorito la circolazione di cacciatori in ogni periodo dell’anno ed anche
all’interno di alcune aree naturali protette dove è impossibile distinguere gli spari dei controllori autorizzati da quelli dei bracconieri che volutamente si muovono negli stessi giorni”.Affermazioni gratuite e gravemente lesive sia di chi svolge un servizio volontario e gratuito (i coadiutori –persone formate ed espressamente autorizzate) sia degli Uffici Regionali che applicano le normative,peraltro emergenziali, vigenti.

Nell’evidenziare preliminarmente come il fatto che i presunti 6 bracconieri maltesi siano stati bloccati al
porto di Pozzallo contraddice palesemente gli assunti delle Associazioni ambientaliste dimostrando,
viceversa, che i controlli ci sono e funzionano, non può non denunciarsi la palese mistificazione della realtà
da parte delle suddette associazioni che omettono di riferire come i suddetti interventi (deroghe) non siano
frutto di alcuna deregulation bensì interventi obbligatori, ai sensi della Legge n. 29 del 7/4/2022,
nell’ambito del Piano Regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della
peste suina africana nei suini di allevamento e nella specie Cinghiale (PRIU Sicilia 2022-2026).
Così come assolutamente necessari per la salvaguardia della biodiversità sono gli interventi eseguiti da
personale assolutamente qualificato ed autorizzato per il contenimento dei daini in particolare nel Parco
delle Madonie.Tutto questo nulla ha a che vedere con l’attività Venatoria ed è assolutamente impensabile che dei
bracconieri approfittino di tale tipo di attività lecita visto il rigido protocollo di controllo previsto in
situ dagli organi di polizia!Non può non rilevarsi poi come, contrariamente a quanto affermato, il controllo, la vigilanza e la presenza
sul territorio siciliano siano assicurate oltre che dal Corpo Forestale anche dai Carabinieri Forestali (Nuclei
CITES e Raggruppamento SOARDA, dalla Polizia Provinciale e dalle Guardie Volontarie delle
Associazioni venatorie ed ambientaliste.

È opportuno sottolineare che partendo da un fatto reale (il comunicato dell’Agenzia delle Dogane e dei
Monopoli del 2 maggio scorso) si è costruito un teorema assolutamente verosimile ma non vero solo per
portare avanti la tesi ambientalista, assolutamente infondata, che poiché in Sicilia ci sono i bracconieri
bisogna vietare l’attività venatoria e persino le attività di contenimento delle specie problematiche previste
dalle leggi: praticamente è come se a tutti noi dicessero che non possiamo uscire con la nostra auto perché
alcuni non si fermano al semaforo!
Purtroppo, a seguito di una visione della Natura ideologica e spesso opportunistica, non aderente alla realtà
ambientale, di ambientalisti da salotto, che nelle aree protette hanno trovato una nuova forma di feudalesimo
in cui si comportano da signorotti medievali e dove tutto deve essere vietato, proprio le aree protette hanno
bisogno di attività di contenimento faunistico di alcune specie per rimediare ai danni gravissimi che le stesse
procurano alla flora e alla fauna presenti.
Se la peste suina, non ancora presente in Sicilia, ma giunta fino in Calabria, dovesse giungere fino a noi,
considerato l’altissimo numero di cinghiali presenti, sarebbe una ecatombe: migliaia di capi di suini allevati
dovrebbero essere abbattuti con conseguenze catastrofiche non solo ambientali ma soprattutto occupazionali.