Attualità

Festa della Liberazione

In occasione della Festa della Liberazione, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende esprimere un sentito omaggio alla memoria di quanti hanno lottato per restituire all’Italia dignità, libertà e giustizia, contribuendo alla costruzione di uno Stato democratico fondato sui diritti inviolabili della persona.Il 25 aprile non è soltanto una data storica: è un patrimonio vivo, che interpella quotidianamente coscienze, istituzioni e scuole. È il simbolo di una rinascita che ha avuto nella Costituzione repubblicana la sua più alta espressione, e nei Padri Costituenti — uomini e donne di visioni anche diverse ma uniti da valori comuni — i suoi artefici più lungimiranti.

Una data che non rappresenta soltanto la vittoria militare, ma il riscatto morale e civile di un intero popolo, ottenuto grazie al sacrificio di migliaia di uomini e donne che hanno scelto di opporsi alla barbarie, pagando spesso con la vita il prezzo della libertà.Il contributo della Resistenza italiana fu immenso e drammatico. Secondo le stime dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, oltre 45.000 partigiani morirono combattendo contro il nazifascismo. A questi si aggiungono oltre 10.000 civili, uccisi in rappresaglie, deportazioni o eccidi. Molti erano giovanissimi, studenti, lavoratori, contadini; altri erano militari sbandati che rifiutarono di arrendersi all’occupante tedesco dopo l’8 settembre 1943.

A questi caduti si aggiungono oltre 600.000 militari italiani deportati nei campi di concentramento tedeschi (IMI – Internati Militari Italiani) per essersi rifiutati di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, molti dei quali morirono di stenti e maltrattamenti.La guerra in Italia fu segnata da atrocità efferate compiute dai nazifascisti nei confronti della popolazione civile. Una delle pagine più tragiche fu quella delle stragi nazifasciste, atti di pura rappresaglia che colpirono interi paesi, bambini, donne e anziani.

Tra gli episodi più noti si ricordano:

  • la strage di Marzabotto (settembre-ottobre 1944): oltre 770 civili trucidati, uno dei peggiori massacri compiuti dai nazisti in Europa occidentale.
  • Sant’Anna di Stazzema (12 agosto 1944): i soldati delle SS uccisero 560 persone, tra cui moltissimi bambini.
  • le Fosse Ardeatine (24 marzo 1944): 335 civili e prigionieri politici furono fucilati dai tedeschi in risposta a un attentato partigiano a Roma.

Questi eventi non furono eccezioni, ma parte di una sistematica politica del terrore volta a reprimere ogni forma di resistenza.

Oggi, ricordare questi eventi non significa solo onorare il sacrificio di chi ha lottato per la libertà, ma anche trasmettere alle nuove generazioni il senso profondo della democrazia e del rispetto dei diritti umani. La memoria della Resistenza e delle sue vittime deve restare viva, come monito contro ogni forma di autoritarismo, negazionismo e revisionismo.

Celebrare il 25 aprile significa ribadire che la libertà non è mai scontata e che la storia non va dimenticata. Solo conoscendo a fondo quel passato possiamo affrontare con coscienza le sfide del presente.

In questo contesto, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rappresenta con la sua costante opera di richiamo all’unità nazionale e al rispetto della memoria storica un punto fermo per le nuove generazioni. Il suo magistero civile e morale ricorda ogni anno, con parole di profonda lucidità, quanto la libertà sia un bene fragile da custodire e alimentare con responsabilità e consapevolezza.

Il Coordinamento sottolinea l’importanza di una didattica della memoria attiva, che attraverso lo studio dei Diritti Umani e della storia della Resistenza aiuti gli studenti a comprendere l’attualità dei valori repubblicani. In un’epoca segnata da nuove forme di intolleranza e disinformazione, rinnovare l’impegno educativo in questa direzione significa preservare il tessuto democratico della nostra società.

Rivolgiamo un appello a tutte le scuole affinché il 25 aprile sia celebrato non solo come ricorrenza, ma come occasione di riflessione civica: letture condivise, incontri con testimoni, visione di documentari e percorsi interdisciplinari possono rendere concreta e viva la memoria della Resistenza.

Ricordare il passato non è un atto rituale, ma un esercizio di cittadinanza. Come scriveva Piero Calamandrei, uno dei più grandi Padri Costituenti, “la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Il nostro compito, oggi, è quello di far sì che quella mancanza non si verifichi mai più.

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

Redazione

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