Il “nostro” Antonio Albanese non finisce mai di stupirci: spazia dal teatro al cinema alla tv e adesso si cimenta nel suo primo romanzo dedicato a suo zio Nino di Petralia Soprana(qui nella foto insieme in occasione della presentazione del film “La Fame e la sete” al Cinema Grifeo di Petralia Sottana)in questo racconto di quando, ancora bambino, sentiva parlare di questo zio scappato nel cuore della guerra da un campo di lavoro in Austria, e tornato a piedi a Petralia Soprana. Ospite a Che tempo che fa,da Fazio Fabio,come ama chiamarlo simpaticamente Antonio Albanese,ha parlato di questo nuovo lavoro romanzato dal titolo “La strada giovane”(Feltrinelli, pagg. 128, euro 16)
Al suo primo romanzo dopo infiniti altri modi di esprimersi (cinema, teatro, satira), ha ricostruito il viaggio disperato di suo zio Nino (era il fratello del padre) sviluppando i pochi dettagli noti, come le lumache raccolte per sfamarsi; e per il resto affidandosi alla sua facoltà di narratore.
Il racconto di Antonio Albanese è capace di offrire a zio Nino,(morto ultranovantenne) e ai tantissimi come lui, le parole che non hanno potuto o voluto avere. Lo fa calandosi nel corpo stremato e affamato di chi poi, una volta scampato alla guerra e tornato a casa, non ha più voluto parlarne.
“Mio padre partì per la guerra in Africa a vent’anni e tornò a casa nel ’46 dopo una lunga e dura prigionia, racconta a Repubblica, non ne parlava mai, l’unica traccia che conosco (come le lumache di Nino) di quella sua gioventù marchiata e reclusa è il racconto di un passero che, con i compagni di camerata, era riuscito quasi a addomesticare. Poi so che puliva locomotori, credo in Algeria. Nient’altro. Fortunato Nino che ha trovato, ottant’anni dopo il suo viaggio, qualcuno che ha saputo raccontarlo.”
Piccolo dettaglio televisivo:durante l’intervista ad Antonio Albanese, la regia del Nove ha mandato in onda una foto di Petralia Sottana e non di Petralia Soprana,paese del quale parlava Albanese-.
