Una voluminosa massa addomino-pelvica di oltre 40 centimetri, sospetta per tumore ovarico, è stata asportata dall’equipe medica dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia del Giglio di Cefalù, con tecnica laparoscopica, su una paziente sessantasettenne, con obesità severa (130 chilogrammi).
L’intervento, perfettamente riuscito, ha visto come primo operatore il responsabile dell’unità operativa di chirurgia ginecologia ad indirizzo oncologico, Giulio Sozzi, professore associato di Unicamillus. Addomino
“Non è usuale – ha detto Sozzi – l’asportazione di masse di queste dimensioni, che occupano gran parte dell’addome, con tecnica laparoscopica. Normalmente l’intervento viene eseguito attraverso la chirurgia tradizionale: a pancia aperta. Tuttavia, data la complessità della paziente e le divere comorbidità (cardiopatia, sindrome metabolica, insufficienza venosa ecc.), abbiamo ritenuto di ridurre l’impatto chirurgico utilizzando una procedura complessa ma mini invasiva.
L’intervento, durato 4 ore, è stato reso difficoltoso – ha aggiunto Sozzi – dalla presenza di aderenze che la massa contraeva con alcune anse intestinale e con la radice del mesentere intestinale (sede di strutture vascolari vitali). Grazie alla straordinaria collaborazione di tutti i componenti dell’equipe chirurgica (inclusi infermieri e anestesisti) siamo riusciti ad estrarre questa enorme massa perfettamente integra, senza alcun tipo di contaminazione endoaddominale, da una breccia chirurgica, praticata sull’addome, di circa 5 centimetri.
Prima di procedere con l’estrazione – ha spiegato il professor Sozzi – la massa è stata posizionata all’interno di un sacchetto ed aspirata, drenando otre 15 litri di fluido intralesionale”.
Non vi sono state complicanze post operatorie. La paziente è stata dimessa dopo 4 giorni “garantendo grazie alla chirurgia laparoscopica una ripresa più rapida”.
“L’attività di chirurgia ginecologica oncologica – ha concluso il presidente della Fondazione Giglio, Giovanni Albano – nell’ultimo anno è stata incrementata del 50 percento e adeguata sempre più a standard di cura dei maggiori centri di rifermento nazionale. Il 95 percento degli interventi è stato eseguito con tecniche mininvasive”.
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