Società

Sanità,la “guerra tra poveri” è iniziata mentre per il “Madonna dell’Alto” di Petralia Sottana c’è chi propone di “produrre salute”

Come nella migliore tradizione siciliana i paventati cambiamenti, specialmente quelli imposti dalla burocrazia (sulla quale la politica non riesce a imporsi), scatenano reazioni e prese di posizione che appaiono come una guerra tra poveri, anzi con i sindaci.Nel caso delle nuove disposizioni in materia di riorganizzazione delle ASP e della rete ospedaliera è già scoppiato il “conflitto”.I sindaci dei comuni dei Distretti sanitari, a cui afferisce un presidio ospedaliero, legittimamente rivendicano lo status quo e rilanciano con il potenziamento dell’esistente.Da un lato la burocrazia dell’Assessorato regionale alla Salute è impegnata a far quadrare i conti –  adeguando le risposte che dovrà dare il Servizio Sanitario Regionale alle direttive nazionali, rimanendo (se non riducendo drasticamente) nel perimetro della spesa che in Sicilia ammonta a circa 10 miliardi di euro l’anno – dall’altro lato la politica locale (rappresentata dai sindaci) intenti a non rimanere “sconfitti” dalle scelte (già!) prese e a loro insaputa.


Tutto questo mentre si consuma lo scontro sulla finanziaria regionale e i deputati regionali si trovano in trincea con elmetto e coltello tra i denti. Avrebbero potuto dire “prima discutiamo del futuro della sanità e poi si approva la finanziaria”. Invero la finanziaria sarebbe diventata un’arma di distrazione di massa per poi uscire dal cappello il “clistere”.Eppoi, c’è il “lato” di coloro che  ogni giorno si svegliano sulle Terre alte e che hanno il privilegio (?) di risiedere in prossimità di un presidio ospedaliero come quello di Petralia Sottana, ospitato in una struttura che ha una superficie utile di 23.106,4 mq.Il “lato” di coloro che hanno avanzato una proposta di rilancio dell’intera struttura e che, ad oggi, non hanno ottenuto alcuna risposta da parte del governo regionale, atteso che è stata formalmente inoltrata il 10 novembre 2023.

Tuttavia, se n’è discusso lo scorso 9 ottobre, in VI Commissione Sanità dell’ARS alla presenza dell’assessore regionale della Salute, Giovanna Volo, dei vertici della burocrazia dell’Assessorato e dell’Asp di Palermo.La struttura di Petralia Sottana è incastonata in un’area salubre (1000 mt slm, in piena area Parco delle Madonie), con intorno un contesto ideale per lo sviluppo delle attività collaterali, l’intera struttura può fornire la risposta di salute più importante alla quale il sistema sanitario regionale siciliano oggi non riesce a fornire risposte adeguate: l’assistenza ai pazienti multi-cronici, quelli vittime di traumi o patologie che richiedono lunghi periodi di riabilitazione, ai pazienti anziani e in particolare i pazienti anziani fragili, quelli cioè che sono fortemente debilitati da più fattori di malattia e che hanno bisogno di continua assistenza e una riabilitazione specializzata per vivere dignitosamente la vita che è giusto continuino a vivere.

La struttura che ospita il “dell’Alto” potrebbe diventare – i rappresentanti dell’Associazione zone franche montane Sicilia l’hanno immaginata così – un grande centro, uno dei più grandi centri di riabilitazione d’Italia.Se di programmazione si tratta e su questo hanno puntato nel formulare la proposta, l’hanno fatto richiamando l’attenzione del governo regionale sulla carenza di posti letto di cui necessita la nostra Regione (circa 1000 da destinare alla riabilitazione). A tal proposito l’Assessorato potrebbe disporre per il “dell’Alto” fino a 400 posti per la riabilitazione neurologica, riabilitazione pneumologica, cardiologica e da traumi.


Questa scelta politica (di questo si tratta) farebbe diventare Petralia Sottana un polo riabilitativo di riferimento regionale.
«Continuare a pensare all’ospedale-ambulatorio – dichiara Vincenzo Lapunzina, presidente dell’Associazione zfm Sicilia – non porterà niente di buono al nosocomio petralese, se non il potenziamento dell’area di emergenza e di tutte le declinazioni della lungodegenza. Condizioni che non contribuiranno all’aumento del PIL dell’intero paesaggio madonita. Invero, la visione dell’ospedale-industria, oltre ad aumentare il PIL potenzierà l’intera offerta sanitaria e, cosa di non poca importanza, il valore dell’indotto e questo non significa chiudere o ridimensionare l’offerta sanitaria esistente, anzi, lo ribadiamo ne potenzierebbe la qualità».
«Per dimostrare questo – chiosa Lapunzina – non è necessario spostarsi in Lombardia, basta recarsi a Cefalù e apprezzare il modello coltivato dalla Fondazione “Giglio”, che nel 2023 ha “fatturato” alla Regione Siciliana oltre 90 milioni di euro di prestazioni e ospita anche la Facoltà di Medicina».La politica regionale potrebbe non tenere conto della proposta di prospettiva avanzata dall’Associazione zfm Sicilia, le dinamiche politiche sono perverse di proprio, tuttavia sulle Madonie non si morirà di mala sanità, questo è certo! Semmai il rischio che corre la comunità residente è quello di “morire” di desertificazione umana e imprenditoriale.

Ecco perché sindaci, amministratori, consiglieri comunali e l’intera popolazione dovrebbero fare massa critica affinché il governo Schifani promuova un modello che produca salute, atteso che la struttura petralese rappresenta l’unica “industria” del paesaggio madonita.

redazione

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