Il 29 e 30 novembre, il Teatro Comunale Salvatore Cicero di Cefalù ha ospitato un evento culturale significativo, grazie alla performance del Gruppo Teatrale “Triscele” del Centro di Cultura “Polis Kephaloidion”. La compagnia ha messo in scena la commedia “L’invisibile che c’è” di Antonio Grosso, uno spettacolo emozionante che ci spinge alla riflessione sulla perdita e sull’amore che trascende la morte.
La regia e direzione artistica di Marco Falletta, che ha anche interpretato il ruolo del “figlio invisibile”, ha contribuito in modo determinante alla riuscita dello spettacolo, regalando al pubblico un’esperienza teatrale di grande impatto emotivo. Gli spettacoli, sostenuti dal Comune di Cefalù, hanno confermato l’importanza della sinergia tra la comunità, l’amministrazione e le associazioni culturali, coinvolgendo un ampio pubblico e contribuendo alla crescita della cultura locale.
Presente nel corso della seconda serata conclusiva sono stati il sindaco Daniele Tumminello e gli assessori Tania Culotta e Laura Modaro. Il Sindaco ha sottolineato l’importanza di eventi come questi per rafforzare il legame tra cultura e comunità.
La scenografia, che ricreava in modo dettagliato un ambiente da stazione ferroviaria, ha avuto un ruolo centrale nella messa in scena. Questo elemento ha richiamato il tema del viaggio, inteso come metafora della vita e del passaggio oltre la morte, conferendo un’atmosfera sia drammatica che mistica. Un simbolo particolarmente profondo è stata la colonna spezzata, rappresentazione di una giovane vita infranta da una tragedia, ma anche di speranza e resilienza.
Il tema dell’amicizia ha trovato ampio spazio nello spettacolo, evidenziando il valore dei legami profondi che offrono sostegno nelle difficoltà della vita. La scelta dei simboli e la cura nella scenografia hanno contribuito a rafforzare il messaggio emotivo, raccontando la fragilità della vita umana e l’importanza di avere relazioni che ci accompagnano nel nostro cammino.
Gli attori e gli scenografi hanno lavorato con grande passione, riuscendo a coinvolgere il pubblico in una riflessione profonda sulla morte, arricchita da momenti di leggerezza che alleggerivano la tensione emotiva. Il testo di Antonio Grosso esplora con delicatezza il rapporto padre-figlio, mettendo in luce un amore che va oltre la morte e che persiste invisibile, ma sempre presente nei cuori e nelle menti di chi resta.
In una delle serate, è intervenuto Padre Aurelio, che ha parlato della solidarietà umana e della speranza in una vita oltre la morte, ribadendo un messaggio di speranza che ha risuonato anche nel ricordo di Nicola Cefalù, scomparso un anno fa. Nicola, appassionato di teatro, aveva contribuito alla rassegna dedicata a Totò D’Ippolito, anch’egli figura significativa del mondo teatrale. La memoria di Franco Glorioso, grande amico di Nicola e Totò, è stata evocata dal Presidente Massimo PORTERA durante lo spettacolo, con un omaggio al suo amore per il teatro e alla sua famiglia. La presenza in scena della figlia Luisa e della nipotina Ambra ha rappresentato un forte legame generazionale, testimoniando il continuo filo che unisce le generazioni attraverso il teatro.
Infine, un parallelo tra l’evento teatrale e l’opera letteraria di Domenico Portera, fondatore del Centro di Cultura Polis Kephaloidion, ha arricchito la riflessione. Il libro Luce ed Amore, scritto dal caro Prof. Portera, racconta la dolorosa esperienza di un padre che perde il proprio figlio, Stefano, in un incidente sul lavoro. Nonostante la tragedia, il padre trova la forza di mantenere vivo il ricordo del figlio, nutrendo la speranza di un incontro futuro. Temi di dolore, amore incondizionato e speranza sono al centro di entrambe le opere, offrendo uno spunto di riflessione sulla resilienza umana di fronte alle tragedie della vita.
Cetty Fazio
(Foto di Salvo Ciano)