È una vera e propria emergenza la tendenza che registriamo, ormai da anni, nella scuola siciliana. Solo nell’ultimo lustro la regione ha perso 103 autonomie scolastiche, passando dalle 831 dell’anno scolastico 2020/21 alle 728 dell’anno scolastico 2024/25 e 41.878 studenti, passando nello stesso periodo dai 702.507 ai 660.629.
Sono queste le informazioni che emergono elaborando i dati ufficiali rilevati dall’ufficio di statistica del Ministero dell’istruzione e del merito.
Se andiamo più nel dettaglio ci accorgiamo che a causa del dimensionamento scolastico sono scomparse 43 sedi. Al di là dell’accorpamento amministrativo, quindi, hanno proprio chiuso i battenti 15 edifici scolastici dell’infanzia, 19 della primaria e 13 della secondaria di primo grado.
Maggiore preoccupazione desta la diminuzione della popolazione scolastica, ovvero il numero di studenti che frequentano le scuole nell’Isola. Un fenomeno figlio della crisi socio-economica che da decenni affligge la Sicilia. Infatti recenti studi, elaborati dalla Svimez, hanno fotografato uno spopolamento del Mezzogiorno e delle sue aree interne, caratterizzato da una migrazione sempre più selettiva. Ne consegue che ogni anno la Sicilia perde 15.000 abitanti, di cui 7.000 giovani laureati, mentre circa un terzo degli studenti meridionali preferisce le università del Nord.
In controtendenza è, invece, il numero di alunni stranieri che, sempre negli ultimi 5 anni, è aumentato di 3.814 unità, ovvero dai 26.360 dell’anno 2020/21 ai 30.174 di quest’anno. L’aumento è stato registrato in tutti gli ordini e gradi – +601 all’infanzia, +1.936 alla primaria, +1.291 alla secondaria di primo grado – tranne che alla secondaria di secondo grado, dove invece c’è stata una lieve riduzione di 14 unità. Quest’ultimo dato ci dice quanto sia indispensabile lavorare sul contrasto alla dispersione scolastica.
Un ultimo aspetto preoccupante riguarda l’aumento di 5.643 alunni con disabilità, passato da 27.986 a 33.629, al quale non segue un adeguamento dei posti di sostegno in organico di diritto. Basti pensare che su 25.549 docenti ben 11.595 sono in deroga, ovvero precari. Una situazione, quest’ultima, che impedisce di garantire la continuità didattica tra docente e discente.
“L’impoverimento socio-educativo che emerge dai numeri sopra citati – dichiara Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia – è figlio di una crisi socio-economica che non accenna a diminuire, nonché di una volontà politica scellerata. Non solo la mancanza di lavoro, ma anche il divario di servizi pubblici tra Nord e Sud del Paese, nei diritti di cittadinanza (la carenza di asili nido, del tempo pieno nelle scuole e di infrastrutture scolastiche adeguate) spinge le famiglie e i giovani a lasciare la Sicilia”.
“Occorre pertanto che chi ci governa – conclude Rizza – sia a livello regionale ma soprattutto nazionale, metta in atto delle politiche finalizzate a ridurre il divario territoriale e aumentare, per i nostri giovani, le opportunità di lavoro, in termini di quantità e di qualità. In questo quadro la legge sull’autonomia differenziata, voluta dal Governo Meloni e avallata dal Governo Schifani, non fa altro che peggiorare la situazione”.
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