A fronte degli eventi promossi in questi giorni dall’ente parco delle Madonie sulla ricorrenza dei 35 anni dall’istituzione dell’area protetta, per le Associazioni ambientaliste CAI, LEGAMBIENTE, LIPU e WWF – Delegazioni siciliane, c’è poco da festeggiare visto anche che tra i protagonisti vi sono quanti a vario titolo hanno contribuito all’inizio dei lavori dell’osservatorio astronomico su Monte Mufara, firmando atti per l’approvazione del progetto o non intervenendo per garantire la tutela della zona A di protezione integrale delle Madonie.


Negli ultimi anni gli enti parco in Sicilia hanno toccato il minimo storico di capacità di azione e di credibilità, a causa del grave deficit di partecipazione, rappresentatività, progettualità e competenza, con gestioni commissariali che si prolungano oltremodo e direzioni a tempo, con piante organiche sguarnite e mancanza di adeguate professionalità, con ruoli sovrapposti di controllati/controllori incompatibili tra loro e più incarichi ricoperti dalle medesime persone, come già segnalato dalle Associazioni al Governo Regionale lo scorso 9 ottobre.
Per le Associazioni ambientaliste il modo migliore per celebrare l’istituzione dei parchi in Sicilia è quello di rinnovare profondamente la governance, con l’azzeramento di tutti gli incarichi di commissario e di direttore reggente, e di procedere, per il valore e l’importanza del nostro patrimonio naturalistico, secondo procedure ad evidenza pubblica comparative per scegliere le persone con i titoli più adeguati e che si siano particolarmente distinte nella salvaguardia dell’ambiente, come previsto dalla legge, in grado di ridare credibilità al sistema dei parchi, che in altre regioni sono diventati uno strumento importante delle politiche di conservazione della natura e di promozione dello sviluppo sostenibile.


CAI, LEGAMBIENTE, LIPU e WWF chiedono poi al neo Assessore Regionale al Territorio e Ambiente come atto di svolta un intervento sostitutivo da parte della Regione per la redazione e l’attuazione dei piani territoriali dei parchi, che per legge andavano redatti da decenni e che hanno visto la colpevole inerzia degli enti parco e dei relativi amministratori, con danni per l’erario per incarichi commissionati e pagati per piani mai entrati in vigore. Occorre poi ritornare urgentemente allo spirito originario voluto dal legislatore regionale e disatteso in questi anni dagli enti: il parco come progetto e strumento di conservazione della natura, per favorire uno sviluppo sostenibile autocentrato sulle comunità e sulle risorse naturali locali ed oggi anche per promuovere azioni pubbliche di adeguamento e mitigazione rispetto ai cambiamenti climatici che stanno colpendo (basti pensare alla diffusione degli incendi) questi territori ad alta valenza di biodiversità.