Le condizioni del lavoro e della sanità in Sicilia sono drammatiche e la tendenza è al peggioramento. L’onda lunga del capitalismo neoliberista, che ha tolto diritti e smantellato i servizi pubblici in tutto il mondo, privatizzato e mercificato i beni comuni (sanità, scuola, ambiente, ecc.) sull’altare del dio profitto, ha investito con virulenza anche la nostra Isola. Così, le lavoratrici e i lavoratori hanno perso diritti, reddito e molti servizi di prevenzione ed assistenza, schiacciati da alti livelli di disoccupazione e pervasiva precarietà. Così, si è devastato e lasciato all’abbandono il territorio, puntando su opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina e ignorato il cambiamento climatico che andrebbe accompagnato da una gestione cautelativa del territorio e dell’ambiente. Così, il Servizio Sanitario Nazionale che dovrebbe garantire prestazioni universalistiche gratuite e di qualità è stato in parte privatizzato e ormai non è più in grado di assicurare le cure adeguate.
In questo nostro intervento abbiamo, quindi, da una parte, denunciato le storture maggiori a partire dal mercato e dalla sicurezza sul lavoro, lo sfruttamento e le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere i lavoratori migranti, il sostanziale smantellamento dello Statuto dei Lavoratori, la torsione delle leggi italiane al volere del mercato e agli interessi economici; dall’altra, messo in evidenza il pessimo stato del SSN e i conseguenti episodi di malasanità che altro non sono che le conseguenze dei bassi investimenti nella sanità pubblica, la sua privatizzazione e una gestione della Regione improntata al clientelismo e costellata da episodi di corruzione e infiltrazione mafiosa.
Senza limitarci alla mera denuncia generica, il nostro sforzo è stato quello di corroborare le affermazioni, a volte molto nette, con dati oggettivi e statistiche elaborate da Ministeri, Agenzie pubbliche e studi di autorevoli associazioni o fondazioni. Ma delineato il quadro, è fondamentale esprimere sia una valutazione sulle cause che hanno determinato la situazione drammatica in cui ci troviamo sia, senza fermarci alla sola critica, indicare una possibile soluzione e un’alternativa.
Il taglio dei diritti, è evidente, è stato possibile per una effettiva convergenza delle politiche pubbliche portate avanti, da più di un trentennio, sia dal Centrodestra sia dal Centrosinistra, in un quadro nazionale ed europeo che ingabbiavano e assecondavano queste scelte. Quante volte ci siamo sentiti dire che esternalizzare e privatizzare i servizi pubblici li avrebbe resi meno costosi e più efficienti? Ma la realtà che abbiamo tentato di delineare è diametralmente opposta. Se si privatizza aumentano i profitti per qualcuno (i ricchi) e peggiorano le condizioni di vita e di cura per gli altri (la collettività).
Quante volte ci siamo sentiti dire che la flessibilità (ovvero la precarietà) avrebbe aumentato i posti di lavoro? Ma la realtà è che la disoccupazione è rimasta invariata ed una delle più alta d’Europa, i giovani continuano ed emigrare in migliaia, e la maggior parte dei lavoratori, sebbene risultino occupati, sono poveri e il loro posto di lavoro più insicuro con incidenti che si trasformano in stragi e in veri e propri omicidi sul lavoro. Insomma, quelle politiche che ci hanno venduto come efficienti, vantaggiose per tutte e tutti, necessarie per lo sviluppo del nostro Paese, si sono rivelate come un grande e generalizzato furto di una ristretta cerchia, di imprenditori, borghesia mafiosa e politici, a spese di tutti gli altri: le cittadine e i cittadini siciliani. Prenderne coscienza è il primo passo per cambiare le cose.
Per capovolgere questa situazione, oltre alla consapevolezza, occorre una nuova mobilitazione e una stagione di lotte collettive in grado di rimettere al centro gli interessi generali e diffusi contro il tornaconto dei pochi che hanno spadroneggiato e spadroneggiano sulla nostra Isola. Come abbiamo visto nei diversi interventi, si intrecciano vari fattori e molteplici interessi: economici, clientelari, politici, affaristici. Un grumo che può essere sradicato rimettendo al centro degli investimenti, della mobilitazione politica e dell’impegno personale di ciascuno di noi i diritti collettivi ed individuali garantiti formalmente dalla Costituzione e attuati tramite servizi pubblici universali ed efficienti.
Nicola Candido, Segretario regionale Sicilia
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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