Una modalità “moderna” di partecipazione politica, antenata della “concertazione”
Cefalù ed i suoi Ambasciatori per il Parlamento
La storiografia moderna ha definitivamente sancito il superamento del vecchio concetto delle
città siciliane medievali considerate al massimo grossi borghi rurali e, analizzando l’evoluzione
demografica e le complesse dinamiche sociali, ha attribuito ai centri urbani dell’isola un ruolo di
primo piano.
In balia dello strapotere feudale dopo la morte di Federico IV di Sicilia (detto “il semplice”) ,
durante il governo dei “Quattro Vicari,” le comunità urbane demaniali dovettero attendere il
ripristino dell’autorità regia con Martino I d’Aragona per rinsaldare il loro rapporto con la Corona ai
fini della riacquisizione di quel corpo di privilegi e prerogative e di quell’apparato di diritti e di
garanzie duramente mortificati durante il periodo dell’anarchia feudale. E fu proprio la pressione
esercitata dall’ampio e compatto fronte dei centri urbani a contribuire significativamente alla
creazione di un nuovo equilibrio tra i sistemi di potere tra Sovrano e città. Nel contesto di un
riveduto assetto istituzionale del Regno, i rapporti tra autorità centrale e periferie furono affidati
all’adozione di nuove strategie di confronto fondate su un sistema di contrattazione permanente.
Attraverso tale strategia di negoziazione, le città – organizzate peraltro al loro interno in forme di
governo ampiamente partecipative – acquisirono gradatamente autonomia politica e fiscale. La
monarchia pretese in cambio consenso, fedeltà e appoggio finanziario.
Nell’articolato apparato di rappresentanza e mediazione, espressione di questa “moderna”
relazione – che oggi chiameremmo “concertazione” – un ruolo fondamentale occuparono gli
Ambasciatori dei Consigli civici. Operativi negli uffici della Corte e nelle sedi istituzionali di
contrattazione politica della capitale, portatori delle istanze delle comunità, gli Ambasciatori
svolsero una intelligente ed efficace azione di vigilanza e di mediazione non solo in Parlamento,
accrescendo il sistema di diritti e prerogative delle città e favorendo il progressivo ampliamento
della giurisdizione e dell’autonomia di queste ultime.
Cefalù – che vantava già la rappresentanza in uno dei più autorevoli organi centrali di governo (il
Dr Giacomo Burracato era stato designato quale membro del Consiglio Regio nel 1453) – elesse
all’inizio del cinquecento il suo primo Sindaco-Ambasciatore per il Parlamento, il Nobile Girolimo
Siragusa cui seguirono gli altri (vedi oltre, in “composizione della Magistratura di Cefalù”).

Riferimenti cronologici: rivolta del Vespro e conquista aragonese (1282)  anarchia feudale e regime dei
Quattro Vicari (1377 – 1392)  restaurazione regia (1392 – 1410)  interregno (1410 – 1412)
dominazione spagnola ed era dei Vicerè (a partire dal 1412).

Note
Concertazione: termine mutuato dalla musica ed usato oggi in Italia in riferimento ad una pratica di governo
che fonda le sue scelte sulla consultazione preventiva delle parti sociali.
Consiglio Regio: organo collegiale di governo, a carattere esecutivo e giudiziario, istituito nel Regno di
Sicilia all’inizio del quattrocento e successivamente divenuto Sacro Regio Consiglio.
Parlamento del Regno di Sicilia: si divideva in tre Bracci, il Braccio Federale o Militare (rappresentato da 56
baroni); il Braccio Ecclesiastico (rappresentato da 63 arcivescovi, vescovi e abati); il Braccio Demaniale
(rappresentato da 42 città demaniali).
Governo dei quattro Vicari (1377-1392): dopo la morte di Federico IV di Sicilia, gli esponenti delle famiglie
feudali più potenti del regno, Artale d’Alagona; Manfredi Chiaramonte, conte di Modica; Guglielmo Peralta,
conte di Caltabellotta e Francesco Ventimiglia, conte di Geraci che, in qualità di reggenti, avrebbero dovuto
governare collegialmente, di fatto divisero la Sicilia in quattro stati feudali autonomi. Fu un periodo
caratterizzato da continue lotte intestine (periodo dell’anarchia feudale).Cefalù tra XIV e XV secolo: contesa
dalle famiglie feudali dei Chiaramonte e dei Ventimiglia durante il
governo dei Quattro Vicari, la città fu riscattata da Martino I per essere poi concessa, nel 1430, a Giovanni
Abatellis. Ceduta quindi a Bernardo Requesens, fu successivamente venduta, nel 1445, per mille fiorini, ad
Antonio Ventimiglia, Conte di Collesano, Grande Ammiraglio del Regno. Con il privilegio di rimanere in
perpetuo al Demanio regio, ancora al prezzo di mille fiorini, fu definitivamente riscattata dal Vescovo Luca
Sarzana nel 1451 ed il Marchese di Geraci, che chiese di acquistarla nel 1546, ebbe il diniego dalla Regia
Gran Corte.
Ruolo dei Vescovi: anche i Vescovi svolsero in alcune occasioni la funzione di Ambasciatori delle città, come
nel caso, ad esempio, dei Vescovi di Cefalù Giovanni Requesens e Don Francesco d’Aragona, formalmente
ricevuti, rispettivamente nel 1514 e nel 1543, a “colloquio generale” negli uffici di corte.

Cfr
Libro rosso di Cefalù
Giuseppe Benedetto La Calce, Cronologia di coloro che occuparono cariche nella Città di Cefalù dal 1150
al 1819, manoscritto del XIX sec.
Fabrizio Titone, Sistema normativo e partecipazione politica nella Sicilia del tardo Medioevo, online
Domenico Li Gresti, Il ruolo delle Universitates nella produzione normativa in Sicilia nei secoli XIV e XV,
online

Composizione della Magistratura di Cefalù
Dal manoscritto dell’800, di Giuseppe Benedetto La Calce

1453
Giurati: Blasco Mazziotta Filippo Burracato, Andrea Passafiume, Giacomo Rigugliuso
Giudice: Givanni Mangiafrida
Regio Consigliere: Dr Giacomo Burracato

1505
Giurati: Giacomo Giaconia, Vincenzo Passafiume, Antonino Indulsi
Giudice letterato: Giovan Pietro Serrano
Sindaco e Ambasciatore
per il Parlamento: Nobile Girolimo Siragusa

1511
Giurati: Vincenzo Passafiume, Giacomo Burraghato, Antonino Testa, Giovanni D’Aversa
Giudice letterato: Nobile Giovanni di Martino
Ambasciatori
per il Parlamento: Nobile Antonino Indulsi, Reverendo Andrea Giaconia

1514
Giurati: Giacomo Giaconia, Antonino Testa, Michele Indulsi, Giovanni D’Aversa
Giudice letterato: Giuliano Di Purpura
Ambasciatore
per il Parlamento: Reverendo Andrea Giaconia1521
Giurati: Francesco Giaconia, Antonino Testa, Nicolò di Serio, Francesco di Bateo
Sindaco e Ambasciatore
per il Parlamento: Dr Antonino Siragusa

1522
Giurati: Vincenzo Purpura, Filippo Serio, Giovan Lorenzo Di Geppi, Nicolò Purpura
Capitano: Sipione Rinaldo
Sindaco e Ambasciatore
per il Parlamento: Dr Antonino Siragusa

1540
Giurati: Nicolò Purpura, Francesco Giaconia, Giovanni di Martino, Giovan Pietro Serrano
Capitano: Antonino Indulsi
Segreto: Nicolò Matteo de Blanchis
Sindaco e Ambasciatore
per il Parlamento: Francesco Serio

Carlo La Calce