Ho avuto modo di rivedere a Geraci Siculo, in occasione della transumanza ,esattamente al bevaio della SS. Trinità, l’amico Dr. Arata Antonio,già Dirigente Superiore dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura.Da pensionato gode della fiducia del tribunale di Palermo, tant’é che spesso gli vengono affidati incarichi di consulenza tecnica.
Mi ha fatto dono di una copia del Notiziario del pensionato regionale, che ho letto piacevolmente anche perché ho riscontrato un pezzo a firma di Gabriele Antonino Miosi.L’articolo è molto gradevole ed interessante, pare dei muretti a secco e della loro ricchezza e semplicità.
La mia curiosità è stata gratificata nell’avere saputo che “u zu ciccu” citato che da tempo non c’è più è il papà di Antonio Lo Pizzo, della sorella Maria e Francesca. L’autore del pezzo è sposato con la figlia di Maria.L’autore del pezzo ci ha fatto ritornare indietro nel tempo, anche perché personalmente ho conosciuto “u zu Ciccu”, spatiddru, proprietario di una campagna in contrada Guidà zona che si trova tra la contrada Sant’Anna e Cafè, e dove nella stessa Contrada possedeva un altro podere.
È stato detto e chiarito che la realizzazione dei muretti a secco erano quasi una necessità, se si voleva rendere i terreni fertili, si procedeva prima con lo spietramento e successivamente venivano realizzati, recinti, muretti per trattenere e proteggere il suolo da coltivare, la realizzazione di tettoia per il ricovero degli animali etc.Come ci ricorda il sig. Miosi, dei muretti a secco ne ha parlato, scritto e pubblicato un libro anche il dr. Vittorino Andreoli, laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova. I suoi studi ad interesse professionale sono molto noti per i risultati ottenuti fino a tutt’oggi.
Ci ricorda l’autore del pezzo Sig. G.A. Miosi che anche la recensione del Prof.re Giuseppe Barbera, scritta nel libro “Muretti a secco” del dr. Andreoli, è molto bella nei suoi contenuti.Il territorio del comune di Geraci si estende per la massima parte in zone di montagne e colline, per cui si notano tanti muretti a secco che assicuravano lo sfruttamento del terreno, rendendolo fertile – dopo il duro lavoro menzionato.
Il comitato per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, ha iscritto ed inserito in data 08/05/2018 l’arte dei muretti a secco, l’isola di Cipro, la Croazia, la Francia, la Grecia, l’Italia, la Slovenia, la Spagna e la Svizzera, e quindi questi citati rientrano nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.Leggendo alcuni dati sulla realizzazione dei muretti a secco, si rimane profondamente colpiti dal grande lavoro che è stato fatto, nel passato e fino ai nostri giorni. Nella mia campagna in C/da “Zafferana” i muri di cinta sono stati realizzati dal bravo Ciceo Angelo, con pietre a secco, ma ancora oggi il mio dirimpettaio ha fatto realizzare sempre dei muri a secco dal bravo Rosario Maggio che sembrano dei mosaici. Opere d’arte. Ma purtroppo questa attività è quasi dimenticata, ma che invece andrebbe incentivata con specifiche iniziative e nuovi impulsi innovativi, per preservare, arricchire e rivalutare questo patrimonio demandatoci da secoli e che rappresenta un’arte vera e propria.
Questa piccola narrazione è parte integrande della storia del popolo madonita del popolo geracese che mette in evidenza i sacrifici sofferti nel passato, per assicurarsi un migliore avvenire.Il recupero della storia vissuta è un atto doveroso da affidare alle nuove generazioni per il duro lavoro che affrontavano quotidianamente. Il giorno della transumanza a Geraci, nelle interviste ad alcuni pastori che con il loro duro lavoro si sacrificano è emerso tanta emozione da parte degli intervistati, che ci hanno sensibilizzati, rimanendo in noi un ricordo che facilmente non scorderemo.
Giacomo Miriana