Società

Diabete T2 in Italia: alla scoperta delle nuove frontiere della cura

In Italia, il diabete affligge circa 4 milioni di persone, prevalentemente nelle fasce più svantaggiate economicamente e socialmente, generando un impatto significativo sul Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante le sfide, progressi significativi sono stati compiuti negli ultimi anni, portando a soluzioni terapeutiche sempre più mirate alle esigenze specifiche dei pazienti diabetici. Gli Highlights dalla tappa conclusiva del tour nazionale, con il contributo incondizionato di Menarini Group e la collaborazione scientifica di AMD.

Durante l’incontro, autorevoli figure del settore hanno condiviso le proprie prospettive e analisi sul panorama attuale del Diabete di tipo 2 in Italia. Francesco Maria Salvatore Ciancitto, Deputato di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Affari Sociali, ha sottolineato l’impatto del diabete in Italia e ha illustrato l’importanza della Legge 130 come base per migliorare l’assistenza attraverso lo screening diabete, posizionando l’Italia all’avanguardia nella prevenzione e diagnosi precoci.

I pazienti affetti da diabete in Italia sono quasi 4 milioni, a questi vanno aggiunti tutti quelli che non sanno di averlo – ha detto l’On Ciancitto -. La malattia ha un notevole impatto da un punto di vista sia clinico e sociale che economico, questo costringe i pazienti a stravolgere in toto il loro stile di vita, per controllare la malattia e prevenire le tante complicanze che possono insorgere. Il nostro obiettivo deve essere quello di facilitare l’accesso all’innovazione tecnologica, alla telemedicina, sburocratizzare e semplificare il sistema assistenziale attraverso il potenziamento della medicina territoriale. Infine servono linee di indirizzo nazionali per un percorso diagnostico terapeutico assistenziali unitario in tutto il territorio, in modo da dare a tutti i cittadini le stesse possibilità di diagnosi e cura. Il Parlamento, con l’istituzione della ‘Legge 130’ – a prima firma del collega onorevole Giorgio Mulè – approvata in via definitiva il 15 settembre 2023, ha già posto le basi per avviare questo lavoro attraverso lo screening diabete che consente le diagnosi precoci da 0 a 17 anni. Come ha anche ricordato il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, è questo un provvedimento che pone l’Italia all’avanguardia, prima Nazione a dotarsi di una legge che prevede in modo sistematico programmi pluriennali di screening per la celiachia e per il diabete di tipo 1 rivolti alla popolazione pediatrica”.

Sfide strutturali e soluzioni terapeutiche innovative

Il diabete in Italia colpisce circa 4 milioni di persone soprattutto nelle fasce della popolazione più disagiate dal punto di vista economico e sociale e l’impatto della malattia sul Servizio Sanitario Nazionale è assai rilevante”, aggiunge Riccardo Candido, Presidente Nazionale AMD e Presidente FeSDI. “Basti pensare al peso che le complicanze – cardiovascolari, renali, oculari e degli arti inferiori – hanno sulla salute complessiva, ma anche sui costi diretti e indiretti della patologia, pari a circa il 9% della spesa sanitaria. Negli ultimi anni, sono stati fatti enormi passi nella cura del diabete e oggi le soluzioni terapeutiche più innovative sono sempre più vicine alle specifiche esigenze delle persone con diabete. Tuttavia, a livello strutturale, permangono alcune criticità che andranno progressivamente risolte attraverso lo sviluppo di sinergie con tutti i professionisti coinvolti nella presa in carico della persona con diabete per l’implementazione di un modello efficace ed efficiente in grado di garantire la migliore qualità di cura attuale e futura, anche in ragione dell’aumento della prevalenza. Come società scientifica siamo costantemente al lavoro affinché il nostro SSN sia in grado di offrire una presa in cura equa e accessibile su tutto il territorio nazionale”.

La crescita del diabete e le opportunità del PNRR e DM77

Emilio Augusto Benini, Presidente Nazionale FAND, ha messo in luce l’importanza di ripensare l’approccio organizzativo, ponendo in rilievo le opportunità offerte dal PNRR e dal DM77, concentrandosi sul ruolo delle case di comunità e delle associazioni.

La pandemia – queste le parole di Benini – non fu termine più azzeccato per evidenziare come da un lato ci sia una crescita delle persone con diabete e dall’altro un servizio sanitario che non riesce e dare risposte alle tante richieste per le tante ragioni conosciute (scarsità di specialisti, medici di medicina generale, sanitari, in generale scarsità di risorse anche economiche). Va ripensato l’approccio organizzativo e il PNRR e il DM77 sono un’occasione unica da non perdere. Le case di comunità, se ben organizzate, possono affettivamente dare servizi al territorio non solo sanitario, ma anche sociale. Il ruolo delle associazioni, così come previsto dal DM77, sarà molto importante nelle case di comunità e FAND sta da tempo organizzando corsi “Diabetico Guida” per aiutare sia i team diabetologici sia per essere presenti nelle case di comunità mettendo al servizio delle persone con diabete le proprie competenze acquisite, ovviamente escludendo gli aspetti clinici”.

Ridisegnare gli assetti organizzativi per superare le criticità

Nell’ambito del progetto ‘La pandemia diabete T2 dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura’, dalle molteplici considerazioni fatte dai referenti, tenendo conto delle criticità prospettate e delle soluzioni più diffusamente proposte, possiamo estrarre un ‘leitmotive’ di particolare interesse: ‘la denuncia dello scollamento fra le varie componenti del Sistema salute all’interno del SSN e con le altre istituzioni’ – dichiara Paola Pisanti,Consulente Ministero della Salute. “Ne consegue logicamente come le proposte di cambiamento destinate a superare tale stato, anche alla luce del PNRR e del DM 77, di fatto debbano essere orientate a realizzare soluzioni che ridisegnino gli assetti organizzativi, rafforzando tra l’altro la comunicazione, predisponendo le infrastrutture tecnologiche, rendendo le prassi operative sempre di più interdisciplinari e intersettoriali. Si tratta cioè di creare le condizioni finalizzate a superare il retaggio storico del settorialismo per rendere ‘la organizzazione dell’offerta assistenziale più strutturata e organica, facilmente accessibile da parte del cittadino/utente, efficace nell’ambito clinico ma più efficiente nella gestione, capace di accompagnare ogni persona con diabete con continuità e appropriatezza”.

Redazione

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