Con 1.041 vittime sul lavoro si chiude il bilancio 2023 delle morti sul lavoro nel nostro Paese. E così, a noi che da quasi 15 anni ci occupiamo di monitorare l’emergenza in Italia, passata l’onda dell’emergenza Covid, non resta che assistere ad un implacabile e terribile “déjà vu”. Non ci sono parole per commentare una situazione che non accenna a cambiare nonostante il maggior rilievo dato a questi drammi da istituzioni e media ma, anzi, stando ai dati, nel 2023 gli infortuni in occasione di lavoro sono aumentati del +1,1% rispetto al 2022. E ciò significa che i lavoratori nella loro quotidianità lavorativa non sono abbastanza tutelati. Si assiste per contro ad una significativa diminuzione degli infortuni mortali in itinere rispetto al 2022 (-19,3%), probabilmente conseguenza del maggior ricorso al lavoro in smartworking avvenuto in questi anni post pandemia. Un risultato confortante, certamente, ma che non si identifica con un miglioramento delle condizioni di sicurezza dei lavoratori nella nostra penisola. Per questo non possiamo fare altro che constatare il perdurare di un’emergenza che, alla stregua di una piaga infetta, non accenna a rimarginarsi”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, analizza così i dati degli infortuni sul lavoro relativi all’anno appena trascorso. E aggiunge “Anche a fine 2023 rimane alta la preoccupazione per i lavoratori stranieri: una categoria che si conferma soggetta ad un rischio infortunistico molto più elevato, con un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza. La formazione, infatti, rimane sempre uno dei principali fattori per ridurre gli infortuni, ma evidentemente dobbiamo riuscire ad incidere in modo molto più efficace anche sui lavoratori stranieri, superando le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e ad un background culturale molto diverso dal nostro”.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, DA GENNAIO A DICEMBRE 2023. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA.

Le regioni a maggior rischio di infortunio mortale, in zona rossa a fine del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 34,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria. In zona arancione: Sicilia ed Emilia Romagna. In zona gialla: Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Veneto, Sardegna, Lombardia, Liguria e Trentino Alto Adige. Le regioni più sicure, in zona bianca, sono: Lazio, Toscana e Valle d’Aosta.

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ: A MAGGIOR RISCHIO I PIÙ ANZIANI E I GIOVANISSIMI

E oltre alla definizione del livello di sicurezza per ciascuna regione, l’Osservatorio Sicurezza Vega individua anche l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità. 

Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, ad esempio, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (27,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 16,2). 

Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani; e infatti l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (138,3), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (60,7).

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO A DICEMBRE 2023

Sono 1.041 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 799 in occasione di lavoro (+1,1% rispetto a dicembre 2022) e 242 in itinere (-19,3% rispetto a dicembre 2022). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (133). Seguono: Campania (75), Veneto (72), Emilia Romagna (70), Puglia (62), Piemonte (61), Lazio (59), Sicilia (52), Toscana (33), Abruzzo (31), Calabria (24), Marche (22), Umbria (21), Friuli Venezia Giulia, Liguria e Sardegna (18), Trentino Alto Adige (14), Basilicata (10), Molise (5) e Valle d’Aosta (1).