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Nelle Dolomiti si disegna il futuro della sanità di montagna

Sono oltre 4.000 i comuni italiani, con una bassa densità di popolazione e indice di vecchiaia elevato, che necessitano di individuare modelli organizzativi innovativi per garantire equità di accesso ai servizi sanitari. A che punto siamo? Come costruire reti forti per promuovere la miglior sanità per il cittadino che vive questi territori? Quali necessità e quali proposte per garantire una sanità di prossimità e di qualità? Come riorganizzare i servizi nei periodi di maggior afflusso turistico? A confronto gli esperti di diversi territori con l’obiettivo di sviluppare una medicina di prossimità e innovativa che risponda ai bisogni di chi vive la montagna e di chi ne sceglie la bellezza.

Oltre le città le cosiddette “aree interne” dove abita un quarto della popolazione italiana, è un mondo di oltre 4.000 comuni, fatto di piccole o medie località. Come presidiare e fornire servizi adeguati a questi territori? Il tema della sanità in montagna è al centro dell’evento “Salute oltre la città: soluzioni innovative per la sanità di montagna“, che si tiene a Feltre.L’evento, che rappresenta un vero e proprio laboratorio di proposte/idee che coinvolgerà nel tempo gruppi di lavoro, con l’obiettivo di disegnare la sanità della montagna di oggi e di domani, diventando allo stesso tempo un appuntamento annuale, è organizzato da Motore Sanità e dall’ULSS 1 Dolomiti.

In montagna tutto è speciale – come ha spiegato Giuseppe Dal Ben, Commissario ULSS 1 Dolomiti -. L’Ulss Dolomiti si propone come laboratorio per la costruzione e la sperimentazione di modelli innovativi per la sanità di montagna, in cordata con tutti i protagonisti interessati, mettendo insieme energie ed idee per dare le migliori risposte possibili a chi vive ogni giorno la montagna e ai turisti, con problematiche comuni a tutte le aree alpine. Questo convegno avvia un percorso di crescita che vedrà l’attivazione di un focus monotematico già programmato per la primavera a Pieve di Cadore e uno in autunno in Agordino, i cui risultati saranno presentati in un nuovo convegno.”

La telemedicina annulla le distanze e riduce in certa misura anche il tempo necessario alla cura di ogni singola persona, permette attività mediche e assistenziali che un tempo erano impensabili. Tuttavia, essa ha un significato maggiore per le comunità in montagna e in un certo senso per quelle persone è ancora più urgente. Come spiega Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità “la telemedicina è l’unica soluzione tecnologica e organizzativa a portata di mano ed economicamente ragionevole per disseminare servizi socio-sanitari di alta qualità anche nelle zone più sperdute, nonostante le difficoltà del servizio sanitario pubblico. È fondamentale comprendere come fare. La telemedicina spesso viene identificata come un insieme di tecnologie le quali determinano un miglioramento, per il fatto stesso di essere introdotte. Non è così. Bisogna sceglierle e introdurle alla luce di uno studio attento delle necessità delle persone in un certo territorio. È come risalire la corrente di un fiume cercando la sorgente dei problemi per essere capaci di trovare la nuova via verso cui deviare il nuovo flusso di attività digitalizzate”.

Redazione

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