La Cgil Palermo sarà presente alle iniziative in programma oggi e domani a Palermo per commemorare i morti in mare nel decimo anniversario del naufragio di Lampedusa e le vittime di tutti i naufragi.
Oggi pomeriggio, al work shop che si tiene all’Orto Botanico, alle ore 16, per la Cgil parteciperà come esperto l’avvocato Daniele Papa, che prenderà parte a uno dei cinque tavoli tematici, quello su ostruzionismo istituzionale nei confronti dei migranti.
Domani mattina, alle ore 10,30, la Cgil partecipa alla commemorazione con un flash mob del naufragio del 3 ottobre del 2013, in cui persero la vita 368 migranti, al porticciolo di Sant’Erasmo e nel pomeriggio all’incontro in piazza Verdi in cui i documenti prodotti dai tavoli verranno discussi con tutte le comunità.
“Riteniamo importante condividere assieme a tante altre associazioni del volontariato, che si occupano di assistenza e rappresentanza dei migranti, e questi momenti di denuncia e di riflessione sui vari temi che riguardano l’attualità, a partire dagli accordi bilaterali, fatti con paesi in cui la democrazia non è un valore e senza alcuna garanzia per i migranti, accordi che più delle volte falliscono – dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il segretario d’organizzazione Cgil Palermo Francesco Piastra – La questione migranti deve essere affrontata nell’ottica di un diritto universale alla mobilità, che deve essere garantito a tutti. A tutti coloro fuggono da emergenze come guerre, emergenze climatiche e ambientali, carestie e situazioni di sotto sviluppo devono essere garantiti corridoi umanitari e non si possono frapporre né muri né accordi con paesi che non danno garanzie sul rispetto dei diritti umani. E che utilizzano il deterrente delle persone migranti come ostaggi nelle politiche che esercitano nei confronti dei paesi della comunità europea. La Cgil è a favore di una revisione normativa italiana per i migranti per ragioni economiche, che consenta di far emergere tanti lavoratori e lavoratrici costretti a restare invisibili perché non possono regolarizzare la propria posizione. La richiesta è di favorire processi di inserimento di chi è già presente nel Paese e di chi arriva, permettendo l’ingresso alla ricerca di un lavoro, superando così la Bossi Fini”.
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