Introduzione: l’allarme degli scienziati
Per dare un tono unitario a questo documento possiamo riferirci a un’intervista con Amistav
Ghosh, autore de La grande cecità. L’intervista, sul quotidiano La Repubblica, ha come titolo:
“Ragazzi, lottate per il futuro. Ora”. Un titolo che è un programma.
Anche il Nobel Giorgio Parisi, rivolgendosi ai giovani, dice:
“Voi siete quelli che saranno più colpiti dal cambiamento climatico, arriverete a fine secolo e
vedrete cose che certamente non vedrò. Da un lato dovete avere la consapevolezza di quello che
sta succedendo….E poi dovete convincere gli adulti che è fondamentale che il climate change
entri nella politica. Dovete insistere, insistere, insistere sull’importanza del cambiamento
climatico. Sono gli adulti che votano: le decisioni sono in mano ai nostri governanti e noi
dobbiamo spingere affinché i nostri governanti abbiano come punto fondamentale il
cambiamento climatico” (Green & Blue, 2 dicembre 2022).

L’ultimo rapporto dell’ONU sui cambiamenti climatici è allarmante. Sono anni che gli
scienziati ci avvertono che dobbiamo agire per evitare la catastrofe climatica, ma nonostante il
panico iniziale nel leggere certi dati e previsioni, dopo qualche ora ci dimentichiamo del tutto.
Che succede? Stanno tutti scegliendo di guardare dall’altra parte: il clima è una priorità bassa per
la maggior parte delle persone.

  1. E i governanti?
    Amistav Ghosh aggiunge che alcuni scienziati sentono di aver fallito nel loro lavoro perché le
    loro scoperte riguardo alla catastrofe climatica sembrano non produrre alcuna differenza a livello
    politico. E in un certo senso è ingenuo pensare che i risultati delle scoperte scientifiche siano
    sufficienti per obbligare i governi a prendere delle decisioni che danneggiano i ricchi e i potenti
    (vedi i petrolieri ). Il problema dell’ambiente non può essere risolto semplicemente dalla scienza:
    è un problema politico e geopolitico.
    Perciò il titolo: Ragazzi, lottate per il futuro.
  2. Al cuore della crisi climatica.
    Mi permetto di sottolineare quello che dovrebbe essere il centro degli interventi per salvare il clima
    futuro.
    Quando ci chiediamo che cosa fare per evitare la catastrofe climatica, di solito rispondiamo: fare la
    raccolta differenziata, installare pannelli fotovoltaici per produrre energia pulita, utilizzare automobili
    elettriche, andare in bicicletta, piantare alberi etc..
    Così riusciremo a evitare l’effetto serra, manterremo l’aumento delle temperatura sotto 1,5 gradi da qui al
    2050 e salveremo il clima del futuro.
    Giusto? Sbagliato. Perché, mentre noi c’impegniamo per difendere l’ambiente, nel resto del mondo
    (Cina, India – che già sommano 3 miliardi di abitanti – e i paesi fragili) continueranno a bruciare petrolio e
    carbone, con il risultato di rendere inutili i nostri sforzi.

Invece la strada giusta è un’altra: oltre a migliorare l’ambiente a casa nostra, i paesi sviluppati, in
particolare Europa e USA , che finora sono stati i maggiori responsabili delle emissioni di CO2,
devono fornire ai paesi fragili le tecnologie “pulite” e i capitali necessari per svilupparsi senza distruggere
l’ambiente.
Questo si è capito da tempo – e infatti da circa 10 anni i paesi ricchi hanno promesso di destinare 100
miliardi di dollari all’anno ai paesi esposti al rischio di siccità e desertificazione. Ma le promesse non sono
state mantenute. E’ ora di rispettare gli impegni.
Fra l’altro bisogna ricordare che per produrre le tecnologie “green”, pulite, si creerà un gran numero di
posti di lavoro in Europa e USA e quindi questa scelta di “generosità” porterà un beneficio economico
anche a noi.
Inoltre, l’aiuto che daremo all’Africa ci permetterà di contrastare l’imperialismo di Cina e Russia che
stanno facendo man bassa in Africa.
Per tutte queste ragioni bisogna moltiplicare le pressioni sui nostri politici affinché prendano le
decisioni giuste e necessarie.

  1. Ci chiediamo dove trovare le risorse necessarie (Iniziativa di Giorgio Parisi).
    Rispondono Giorgio Parisi e altri 50 Nobel.
    Essi chiedono ai governi di spostare il 2 % delle spese per le armi in un fondo mondiale per le
    emergenze planetarie (clima, pandemie, povertà estrema).
    Si può sostenere il loro appello firmando on line su www.peace-dividend.org.
    Se tutti i governi accettano questa proposta, nessuno diventerà più vulnerabile degli altri e ci
    saranno meno armi in giro per il mondo. Inoltre, se due nemici si siedono a un tavolo per
    discutere, questo sarà un passo avanti verso la distensione e la pace.
    Se siamo in tanti a firmare a livello mondiale, riusciremo a scuotere l’inerzia dei nostri politici
    e a salvare il futuro climatico dei nostri figli e nipoti.
  2. Per continuare il cammino, ci sono altre riflessioni e azioni.
    Bisogna dedicare energie e tempo al dialogo.
    Ricordando una massima di Paulo Freire nella Pedagogia degli oppressi: “Nessuno libera se stesso,
    nessuno libera gli altri: gli esseri umani si liberano nella comunione”.

    Prof. Antonio Percoco

    L’intervento costituisce la sintesi di una conversazione tenuta lo scorso 12 maggio presso l’AUSER di Cefalù.