In questa data speciale in cui giorno ed anno coincidono, scanditi dal numero 23, ricorre il 31° anniversario della strage di chi, in prima persona, ha creduto fortemente che il contrasto alla mafia passasse inevitabilmente attraverso una trasformazione delle coscienze. In un maggio funesto, a Capaci morivano dilaniati il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro.
Dopo tanti anni di commemorazioni, la domanda che oggi ci poniamo come gruppo politico, impegnato anche in Consiglio comunale, è sul ruolo dell’indifferenza dell’odierna società. Sicuramente essere membri passivi di una comunità fa il gioco del sistema, qualunque esso sia, perché gli indifferenti, non agendo, non possono cambiarne le coordinate. Nell’indifferenza diffusa, i sistemi – giocoforza – si subiscono.
La memoria che oggi vogliamo fare è un ulteriore proposito di impegno civico locale, al quale invitiamo anche la nostra comunità di appartenenza, sul filo del pensiero di Giovanni Falcone che affermava: “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
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