100 vittime tra gennaio e febbraio 2023. 12 decessi alla settimana.sono 73 gli infortuni mortali in occasione di lavoro, 27 quelli in itinereRispetto allo scorso anno si contano 14 vittime in meno. ma per l’osservatorio sicurezza sul lavoro vega engineering di mestre si tratta ancora una volta di una situazione allarmante.

Ed è ancora preoccupante l’incidenza di mortalità dei giovanissimi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni. più che tripla rispetto ai colleghi nella fascia 35-44 anni. in termini assoluti poi sono il 9% delle vittime totali.

Anche nel primo bimestre del 2023, poi, gli stranieri hanno un rischio di infortunio mortale superiore agli italiani, confermato dall’incidenza di mortalità (4,2 contro il 3 degli italiani).

Si conferma anche in questo periodo il decremento delle denunce di infortunio complessive (mortali e non): -29,1% rispetto a febbraio 2022.  e sono sempre le denunce nel settore della sanità a mostrare la flessione maggiore. a testimonianza dello sfumare dell’emergenza sanitaria.l’attività manifatturiera, invece, è il settore più colpito dagli infortuni.

Sul podio dell’insicurezza in zona rossa ci sono: umbria, marche, piemonte, puglia e per la prima volta il veneto. la mappatura dell’emergenza dell’osservatorio vega engineering aiuta a capire dove i lavoratori hanno rischiato maggiormente la propria vita a gennaio e a febbraio 2023.il rischio di morte, regione per regione nel primo bimestre dell’anno. dalla zona rossa alla zona bianca.

Questa volta a finire in zona rossa nel primo bimestre 2023 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 3,2 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Marche, Piemonte, Puglia e, per la prima volta, il Veneto. In zona arancione: Toscana, Sardegna, Emilia Romagna, Liguria e Lombardia. In zona bianca: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Basilicata, Molise, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta.

(In allegato e sul sito www.vegaengineering.com/osservatorio sono disponibili i grafici e i dati).

“Lo scenario definito dalle nostre elaborazioni rileva ancora una diffusa emergenza, da Nord a Sud del Paese. E ciò che preoccupa sempre di più in questa nostra mappatura è, ancora una volta, l’incidenza di mortalità dei giovanissimi lavoratori. Quelli che hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni: più di tre volte superiore a quella dei colleghi che hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Anche in termini assoluti, poi, la tragicità della situazione delle nuove generazioni è più che evidente. Sono infatti 9 su 100 le giovani vittime registrate sul lavoro tra gennaio e febbraio. Stiamo parlando di nove ragazzi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, rileva così i dati più drammatici dell’ultima analisi condotta dal proprio team di esperti. Una proiezione sempre più attenta e lucida dell’emergenza nel nostro Paese.

Nel dettaglio dell’indagine dell’Osservatorio mestrino, infatti, si scopre che l’incidenza di mortalità minima viene rilevata tra i 35 e i 44 anni (pari a 0,9 infortuni per milione di occupati), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza è più che triplicata e arriva a 3,5 infortuni mortali ogni milione di occupati, ed è ancora più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (11,6) e nella fascia di lavoratori 55-64enni (6,9).

Altrettanto significativo il dato relativo agli stranieri deceduti in occasione di lavoro: sono 10 su 73. Anche qui l’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro superiore rispetto agli italiani. Gli stranieri infatti registrano oltre 4 morti ogni milione di occupati, contro 3 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA NEL PRIMO BIMESTRE 2023

MORTI. È la Lombardia a piangere il maggior numero di vittime (14) in occasione di lavoro; inevitabilmente, del resto, a livello statistico considerando che si tratta della regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia. Seguono: Piemonte (10), Veneto (9), Emilia Romagna (7), Toscana e Puglia (6), Marche (4), Umbria e Campania (3), Sardegna, Liguria, Sicilia e Lazio (2), Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Calabria (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).