Si sollevano le prime polemiche dopo il voto positivo al disegno di legge sull’autonomia differenziata da parte del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
Dopo l’approvazione di febbraio da parte del consiglio dei Ministri, il ddl fortemente sostenuto dal leghista Calderoli, su spinta delle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna oggi ha incassato il “sì” anche del presidente della Regione Siciliana.
Un “sì” che non andrà facilmente giù ad agricoltori, associazioni di categoria e sindaci siciliani, che già nei mesi scorsi si erano sollevati contro la proposta.
Contrari anche i giovani dell’associazione Nun si parti, che si batte contro l’emigrazione forzata dalla Sicilia e le condizioni di disparità tra l’isola e il resto d’Italia.
«Siamo preoccupati e offesi per il voto di un presidente che dovrebbe rappresentare gli interessi dei siciliani – afferma Giovanni Castronovo di Nun si parti -. Questa autonomia differenziata farà in modo che le regioni del Nord, non solo continueranno a drenare risorse finanziarie allo Stato, ma smetteranno di contribuire al benessere nazionale mandando all’aria il risanamento delle disuguaglianze territoriali. Questo si tradurrà in Sicilia e al Sud in un drastico taglio alle risorse su settori centrali come istruzione e sanità; significherà meno soldi ai comuni, già in condizione di dissesto o pre dissesto, e quindi meno servono ai cittadini. Scappare dalla Sicilia rimarrà l’unica opzione soprattutto per i giovani».
Nel frattempo un cartello di movimenti indipendentisti, associazioni di disoccupati e agricoltori ha lanciato l’appello alla mobilitazione generale. Una marcia contro l’autonomia differenziata, in occasione dell’anniversario della rivoluzione del Vespro, attraverserà le vie del centro storico della città. L’appuntamento è sabato 1 aprile alle 16:30, a piazza Croce dei Vespri fino a piazza Verdi.
«Invitiamo a scendere in piazza – conclude Castronovo – sindaci, amministratori locali, lavoratori e disoccupati, agricoltori e chiunque abbia a cuore il futuro della Sicilia, oggi messo a rischio dall’ennesimo disegno di legge nordista».
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