Anfiteatro delle Quacella nel Parco delle Madonie

In riferimento al convegno in programma domani 17 febbraio 2023, sulla proposta di parco nazionale delle Madonie e dei Nebrodi, con una nota inviata agli enti preposti, Legambiente Sicilia comunica che non parteciperà ai lavori.


“A seguito di un confronto interno all’Associazione,spiega il Presidente Giuseppe Alfieri, ci pare che l’iniziativa, così come proposta, presenti alcuni aspetti di ambiguità e rischi di banalizzare la costituzione di un parco nazionale in sostituzione di un parco regionale, piegando questa eventualità non a caratteri di valutazione tecnica bensì a logiche di contingenza politica o, peggio ancora, solo in relazione alle fonti di finanziamento.
La nostra Associazione è uno dei pochi soggetti che da anni si impegna affinché si istituiscano i parchi nazionali in Sicilia.
E questo, a nostro avviso, coerentemente non può che avvenire innanzitutto a partire da un comune impegno per l’istituzione del Parco Nazionale dell’Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa e uno dei pochi siti Unesco individuati per motivi naturalistici e già inserito tra le aree prioritarie di reperimento previste dalla L. 394/1991, oltre che dal dare compiuta attuazione alla Legge n. 222 del 29/11/2007 con l’immediata istituzione del Parco degli Iblei (definito da mesi) e successivamente di quelli delle Eolie e delle Egadi già previsti da oltre 15 anni dal legislatore nazionale.
In merito al futuro di Madonie e Nebrodi, di cui non sono in discussione i valori naturalistici, a nostro avviso si dovrebbe partire innanzitutto da ciò che ha determinato la crisi dei parchi regionali.Come Associazione da anni denunciamo che i parchi regionali sono stati trasformati in enti lottizzati ed in una sorta di grandi proloco senza più prospettiva strategica.
Riteniamo che chi è stato amministratore di questi enti o comunque protagonista di questa lunga stagione di snaturamento del ruolo dei parchi regionali, non possa oggi proporre un nuovo modello di governance come quello del parco nazionale senza partire prima da una piena autocritica su quanto successo negli ultimi 15 anni e senza individuare prioritariamente gli obiettivi da perseguire, che non possono essere certo quelli della maggiore disponibilità di risorse che lo Stato garantisce ai propri enti strumentali rispetto alla Regione.
Il sistema delle aree naturali protette (parchi nazionali, parchi regionali, riserve naturali, aree marine protette, siti della rete natura 2000) si tiene e va tenuto assieme anche per concorrere in modo coerente e coordinato al raggiungimento dell’obiettivo del 30% di territorio tutelato posto dalla nuova Strategia Europea sulla Biodiversità.


La scelta di sostituire ai parchi regionali dei parchi nazionali deve rispondere a precisi criteri di maggiore tutela dei territori e della natura presente, che nei contesti di Madonie e Nebrodi non sono attualmente rinvenibili: pensiamo al progetto dell’Osservatorio astronomico sulla Mufara in piena zona A di tutela integrale del parco delle Madonie, che pone numerosissimi elementi di crisi e di involuzione nella tutela della natura, o alla dorsale dei Nebrodi trasformata proprio dall’ente parco in una pista carrabile tutto l’anno con traffico motorizzato incontrollato che oggi raggiunge il cuore delle faggete poste nelle aree di massima tutela.
Riteniamo che passi anche dal rifiuto pubblico e forte di progetti come questi una serie e credibile riflessione su ruolo ed efficacia dei parchi naturali anche nella eventuale prospettiva di un rafforzamento di queste politiche attraverso l’ampliamento della rete dei parchi nazionali in Sicilia.”