Società

Ballarò ed il suo mercato…la metafora della seconda possibilità

Raccontare Ballarò per chi non l ‘ ha mai attraversato non è semplice, non è semplice perchè sembra di essere in un mondo tutto a se’, e dentro altri mondi paralleli e multicolori che si intersecano con armonia .

Ballarò è un crogiuolo di culture, razze, storia, innovazione, profumi e cattivi odori che si  mischiano tutti i giorni, ma in particolare il sabato e la domenica, quando viene allestito il mercato del riusato e  ogni centrimetro quadrato di alcune piazze in particolare quella che congiunge la chiesa di San Saverio con la Chiesa del Carmine diventa un tappetto multicolorato di oggetti, vestiti che da scarto riprendono vita nelle mani di chi  andrà a scovarlo e ridargli vita.

Ballarò la domenica è frequentata tanto da gente che ricerca cose di utilità, scarpe, maglioni, utensili per la casa , a gente che ricerca il particolare, oggetti che provengono da altri paesi, ombrellini tazzine, dipinti, mobili.

Ho sempre definito Ballarò, il luogo della seconda opportunità, il posto dove lo “scarto” finito li ,perchè o superfluo ormai, o perchè abbandonato o chissà per quale torbida vicenda, se finisce nelle mani giuste torna a rivivere.

Dovremmo avere anche noi esseri umani una seconda opportunità, la possibilità di riprenderci dopo qualcosa che non è andata a buon fine , un brutto evento, un incidente di percorso…la seconda opportunità dovrebbe potere essere concessa a tutti , forse per questo camminare dentro Ballarò piace, l’inconscio prende forma e si racconta.

Nel mercato del riuso vedi uomini e donne che stanno ore ed ore ad aspettare, li col freddo ed in mezzo a posti dove spesso c’è anche spazzatura, impossibile non entrare dentro quegli occhi carichi di sofferenza, fatica, stento, lo stesso dicasi per le case antistanti, dove i panni stessi sono vicini, vicini, volano al vento come tante bandiere.

Tutto è poesia, una poesia ora melanconica ora vivace come i colori che vi hanno portato i tanti nord africani e marocchini che ormai lo abitano quel fazzoletto di terra.

Ballarò è uno spartito musicale di note che piacciono, calpesti balate e senti la storia antica di Palermo, quella di Coriolano e dei beati paoli, quella dei nobili e degli schiavi, dentro palazzi apparentemente normali all’aspetto esteriore trovi tesori che hanno fatto parlare di se’ vedi tra tutti la stanza delle Meraviglie, con quei caratteri arabi che su pareti azzurre ripetono all’infinito “ciò che Dio vuole accade, ciò che Dio non vuole non accade” fede e superstizione ovunque come coriandoli nascosti.

Palermo, la magica Palermo che diede i natali a Cagliostro, il mago dalle mille risorse di cui si parla nelle pagine di storia, la Palermo di Angelo Duro, il comico che si è imposto in tv, partendo dal nulla e che in questo San Remo ha fatto una performance in cui ci ricordava che forse il diverso oggi è chi non si omologa, chi cerca di seguire un sogno, chi marcia contro corrente, chi mette in moto il piano b nella vita qualunque cosa gli accada.

Palermo è una casa con tante stanze, Ballarò non puoi non andarla a conoscere e visitare, è per chi la ama è come tornare nella stanza che ricordi con più affetto, perchè li sei cresciuta umanamente apprezzando la bellezza della diversità, e ci torni e ritorni come in un rito catartico che ti ricorda la vita, fatta di cose vecchie, nuove, del riuso e della seconda opportunità.

Sabrina Miriana

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