Società

Machbeth, qualche riflessione sulla malvagità dell’uomo.

Ogni tanto dobbiamo rispolverare i classici come il Machbet di Schakespare, oggi dramma, molto attuale se dovessimo analizzare alcuni aspetti di personaggi che vivono nel malaffare e che sono noti per azioni atroci.

L’accostamento potrebbe non suonare del tutto gradito o consono  a molti, ma l’aspetto della ricerca del potere che fa il drammaturgo Schakespare è molto attuale perchè è uno studio sulla psicologia malvaggia dell’uomo.

Machbet è una tragedia che mette in scena gli effetti catastrofici della ricerca del potere per il proprio interesse personale, l’esito di questa condotta porterà errori ed orrori.

È un lavoro complesso e di grande interesse letterario e psicologico .

È la storia dell”ascesa di un nobile, che da fedele e virtuoso si trasforma in un mostro crudele, un uomo che segue un po’ quello che sembra essere la profezia delle streghe “destino” ed un pò istigato anche dalla  compagna, che avrà un ruolo rilevante in questa ricerca  insaziabile di dominio.

Machbet finirà per andare incontro ad una progressima disumanizzazione e perdita di contatto di se stesso, mentre la moglie, la protagonista al femminile del male,  arriverà alla follia e al suicidio.

Il protagonista,  combatte una guerra senza regole, una partita morale in cui l’uomo approfitta del prossimo, nonostante il dilemma dell’agire ponga di fronte a delle alternative laddove si intravede  un briciolo di coscienza.

Per alcuni personaggi malavitosi chissà se esiste il dilemma dell’agire? O se sono totalmente offuscati dal male?Questo è uno di quegli interrogativi ,  in cui mentre in letteratura resta il dubbio, nella realtà il dubbio sembra annullarsi.

Mostri sono questi pseudo uomini che vivono nascosti come topi , in un carnevale sporco di travestimenti , alleati della notte, fuggono dietro le quinte, dove intessono trame orripilanti che hanno macchiato la storia di tanti palchi e dalle tombe di chi è morto per mano loro sentiamo i vermi brulicare in corpi macerati dal tritolo, ma sentiamo anche le corde dell’anima che sono violini che non smetterenno mai di suonare fincheè giustizia non verrà fatta.

E’ si perchè chi male fa, non può farsela franca, tempo ci vuole, ma la giustizia acciufferà i mafiosi e suoi conniventi, arriverà come vento la giustiza a spazzare tavole imbandite di male oscuro e becero, e al posto del vino sangue, si banchetterà con la giustizia fatta di rigore, etica, onestà, sacrificio, senso del dovere di cui per fortuna molti ancora si nutrono.

Nel nostro personaggio, l’ambizione soffoca temporaneamente le paure e la coscienza che lo tormentano, il senso di colpa alla fine azzererà i rimorsi e genererà una dissociazione psichica, una strategia della mente che permette di giustificare l’ingiustificabile, non esistono altri modi per giustificare l’incomprensibile, come l’avere sciolto nell’acido un bambino, se pensiamo a cose accadute non nei romanzi, ma ai nostri giorni, se solo volessimo fare dei paralleli di azione.

Nel Mackbet è interessante il ruolo delle donne che ribaltano i canoni tradizionali che raffigurano le donne come portatrici di conciliazione e saggezza. Molte donne di mafia si sono sporcate , annullando ciò che di sacro esse rappresentano, il generare vita, molte hanno partorito morte, sedendo accanto a uomini senza scrupoli.

Anche qui alla luce delle indagini in corso relative ad un noto latitante, dovremmo ragionare sul ruolo che hanno avuto le amanti o presunte amanti che hanno trascorso ore con uomini di malaffare, giaciuto congiungendo la “carne” e sporcandosi con un uomo che di uomo forse ha solo le sembianze.

Ha vissuto una vita onesta Macbeth, fin quando non ha visto l’opportunità di realizzare le sue brame più nascoste, inconfessabili. Di dar corpo all’ambizione rimasta muta per troppi anni.

E così le tre donne (le streghe) diventano per lui la causa delle sventure. Le loro predizioni di potere però, non sono altro che una luce per Macbeth, la traslazione in un futuro possibile delle sue smanie più segrete.un’opportunità.

E allora la profezia di un regno diventa  assillo,  che occupa l’intera sua mente. Avrebbe potuto Macbeth attendere il corso degli eventi, invece decide di uccidere il Re, rendendosi unico artefice del proprio destino, unico responsabile per la catena di morte senza fine da lì originatasi.

Vorrebbe nascondersi dietro la giustificazione di un destino già scritto, che in realtà è lui a scrivere.

Bella la pagina in cui si descrive  la  pazzia di Lady Macbeth che la porta a strofinarsi furiosamente le mani per cancellare le tracce immaginarie del sangue di cui si è macchiata.

Lei fedele all’odio che nutriva, anche per lo stesso figlio avrebbe agito con malvaggita’ se gli eventi lo avessero chiesto:

“Ho allattato, e conosco la dolcezza d’amare il bimbo che ti succhia il seno; e tuttavia, mentr’egli avesse fiso sul mio viso il faccino sorridente, avrei strappato a forza il mio capezzolo dalle sue nude tenere gengive, e gli avrei fatto schizzare il cervello, se mai ne avessi fatto giuramento, come tu m’hai giurato di uccidere!”.

Lady Macbeth è una delle figure femminili meglio tratteggiate da Shakespeare per la fermezza della sua volontà, per la capacità di tenere in scacco la coscienza del marito nei momenti di debolezza, perché non conosce la differenza tra volontà e azione e sa tenere gli occhi fissi su quella corona da conquistare senza fare distinzioni morali, né badare ai mezzi per conquistarla.

Machbet non sentirà nulla per la morte della moglie suicida , seguirà il suo destino.alla fine il rimorso avrà vinto. Il male genera solo altro male, il sangue , solo altro sangue.che ciascuno rifletta e si interroghi sui limiti oltre i quali nessuno deve andare.

Lo scrittore Joseph Conrad dichiarò: “le ambizioni umane sono tutte leggittime, tranne quelle per le quali si devono calpestare vite umane”.

Leggere per non dimenticare.

Sabrina Miriana

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