Promossa da BCsicilia e dall’Università Popolare Termini Imerese, nell’ambito del Corso di Archeologia Medievale si terrà domenica 5 febbraio 2023 la visita ai Castelli delle Madonie. La partenza è prevista dalle ore 8,00 da Palermo (Piazza Giotto-Lennon), alle ore 8,30 da Termini Imerese (Piazza S. Antonio).


Dopo l’arrivo a Geraci Siculo visita guidata al Castello, vero nido d’aquila incastonato nelle Madonie. Geraci fu la sede della omonima contea normanna fin dai primissimi anni del XII secolo, in mano alla famiglia Craon e, dalla metà del XIII secolo, retta dai Ventimiglia oriundi dalla Liguria che ne fecero una delle più vaste signorie medievali della Sicilia. Con centro nella arroccata Geraci, nella sua massima espansione, fra la prima e la seconda metà del XIV secolo con i conti Francesco I e Francesco II, la contea dei Ventimiglia arrivò a inglobare oltre venti fra centri abitati e castelli nelle Madonie e perfino nei Nebrodi (Geraci, Gangi, Petralia Sottana e Soprana, Collesano, Gratteri, Isnello, Pollina, San Mauro, Ypsigro, divenuta Castelbuono, Fisauli, San Gregorio, Convicino, Monte Sant’Angelo, Resuttano, Bilici, Montemaggiore, Roccella, Tusa, Castello San Gregorio, Castel di Lucio, Migaido, Sperlinga, Caronia, Pettineo), ai quali si aggiungevano altri possedimenti sparsi in tutta la Sicilia. Quello ventimigliano fu il più vasto e potente stato feudale della Sicilia del XIV secolo. Sebbene l’impianto del castello trecentesco di Geraci, riedificato dai Ventimiglia su una originaria fortezza bizantina e poi normanna, non sia rilevabile, rimangono oggi alcuni ruderi. Integra è invece la cappella palatina del castello che conserva ancora gli stilemi trecenteschi, con le splendide volte a crociera costolonate dotate di peducci artisticamente intagliati.

Il maniero dominava il borgo sottostante: poco più oltre è il cosiddetto “salto dei Ventimiglia”, un affaccio panoramico posto nel luogo dove la tradizione vuole che il conte Francesco I Ventimiglia, assediato nel suo castello, si sia lanciato per sfuggire ai suoi inseguitori, trovando la morte.
Il programma prosegue con il trasferimento a Castelbuono e la visita guidata al Castello. Il Castrum Belvidiri de Ypsigro, divenuto Castello Bono, venne edificato dal conte Francesco I Ventimiglia non solo a presidio del feudo ma anche come luogo dove trascorrere più miti inverni: nel XV secolo il castello divenne la dimora stabile della famiglia comitale e nuova sede ufficiale della contea e poi marchesato di Geraci. Attorno al maniero l’originario abitato di Ypsigro si trasformò nel borgo di Castelbuono, capitale del vasto dominio feudale in sostituzione del vecchio borgo di Geraci. All’interno del castello è custodita la preziosa reliquia del teschio di sant’Anna, in una strabiliante cappella Palatina arricchita dagli stucchi di Giacomo Serpotta, commissionati nel 1684 da Francesco Rodrigo Ventimiglia presenta un tripudio di putti giocosi, drappeggi svolazzanti e un vocabolario di creature immaginarie fitomorfe e zoomorfe.


Dopo il pranzo libero a Castelbuono è prevista la partenza per Collesano e la visita al Castello. Divenuta contea nel 1337, Collesano fu una delle due più importanti entità territoriali madonite ventimigliane (con Gratteri, Montemaggiore, Isnello, Roccella, le Petralie) fino al XV secolo quando, in seguito alle vicende della famiglia, la contea passò prima ai Cardona, poi agli Aragona, ai Moncada e infine agli Alvarez de Toledo. Sorto nel corso del XII secolo, il borgo di Golisano venne fondato per volere di re Ruggero II che vi fece trasferire gli abitanti del centro abitato di Qal’at as-sirat esistente sul vicino Monte d’Oro: è probabile che il castello sia stato costruito in età normanna sotto Adelasia, signora del luogo, ma la prima notizia certa del maniero risale alla prima metà del XIV secolo e al conte Francesco I Ventimiglia. Infine partenza per Campofelice di Roccella e visita del Castello. Il complesso si trova sulla costa su una piccola sporgenza rocciosa alla foce del torrente Roccella e presenta i resti di strutture architettoniche di un piccolo borgo documentato fin dal XII secolo, in parte crollato in mare, ma soprattutto mostra l’imponente torre-castello recentemente restaurata e appartenuta ai Ventimiglia. Il luogo fu un importante caricatore e sede di un trappeto per la “cannamele” (lavorazione della canna da zucchero). La torre venne riedificata da Francesco II Ventimiglia nella seconda metà del Trecento e si presenta su tre livelli con cisterna sotterranea: l’accesso è garantito al secondo livello da una scala rampante, mentre al suo interno gli ambienti rettangolari (uno per piano) conservano ancora gli stilemi del periodo, le volte a crociera costolonate, mensole per l’appoggio dei solai, la scala ricavata all’interno dello spessore murario, l’ampio camino. La visita guidata è curata da Salvatore Farinella, architetto e storico del territorio. Per iscrizioni Tel. 346.8241076 – Email: [email protected].