L’arte non lascia quasi  mai senza occasioni di riflessioni o nel bene o nel male, suscita interrogativi nello spettatore, è un modo per solleticare il senso critico, estetico.

Interessante l’istallazione permanente presso il museo Riso di Palermo di Jannis Kounnis, pittore , scultore, appartenente al movimento dell’arte povera.

Utilizza materiali naturali , le sue opere nascono con l’intento di circondare lo spettatore che diviene cosi protagonista dell’opera stessa, è come se in un ipotetico teatro, attori e spettatori interagiscono entrambi scambiandosi i ruoli.

Le sue opere nascono da un’urgenza comunicativa, dal disincanto nei confronti del tempo, che alla fine dovremmo tutti imparare a gestire meglio, la vita,  come qualcuno dice è un progetto contro la morte.

Le sue opere spingonono lo spettatore a domandarsi interrogativi sul significato delle cose, l’arte deve potere comunicare con un vasto pubblico ecco perchè vengono solleticati i canali sensoriali, ciascuno ascolta quello che sente più vicino a se’.

L’arte povera recupera materiali di scarto ( legno, plastica, tessuti) eliminando ogni limite fisico dato dal contesto, opere e ambiente divengono la stessa cosa.

Lo spettatore fruisce delle cose che vede, le sente, la tocca, ne rimane incuriosito.C’è grande attenzione alla leggerezza, l’instabilità, la temporalità, la rigidità.Tra i tanti lavori di istallazione ci sono gli armadi sospesi e  capovolti, simboleggiano i diversi punti di vista a cui il nostro pensiero dovrebbe essere educato.

Le sue istallazioni sono vere e proprie scenografie situate all’interno degli spazi espositivi, molti i contrasti che l’occhio nota, la pesantezza degli armadi contro la leggerezza della sospensione. Contrastro e scontro tra equilibrio e gravità, è un cortocircuito visivo che induce alla riflessione.

Gli armadi simbolicamente sono contenitori di memorie, gli sportelli aperti danno l’idea di ciò che cade ,che è libero o che vogliamo mandare via, l’armadio prigione non solo contenitore,  prende aria con le ante aperte, lo spettatore che si trova sotto non può che provare un po’ di paura nel sostarvi sotto, nello stesso tempo forte è il brivido che si prova nel camminarci sotto e nel volere forse sfidare, le leggi gravitazionali, o volere recuperare quel senso di leggerezza che ci fa vedere le cose diversamente.

Vivere con leggerezza ci aiuta a prendere le distanze dall’affanno, dai pericoli, è un ingrediente sublime del vivere bene con se stessi e gli altri, come scriveva Apuleio, per vivere come per nuotare, va’ meglio chi è privo di pesi, cosi anche nella tempesta della vita quotidiana e umana, le cose leggere servono a sostenere quelle pesanti e a non affondare.

Chi è leggero dimentica la compostezza, quella che spesso impedisce di guardare oltre.

Una persona rigida non trova nulla di interessante nel vedere tanti armadi appesi ad un tetto, sospesi su corde come fossero palloncini, guarda solo le cose per quelle che sono, una mente libera e leggera invece è capace di vedere altro e quegli armadi sospesi sono meravigliosamente interessanti per chi sa vedere oltre.