Era il 2019, l’anno prima della pandemia, e le due sedi della Missione Speranza e Carità entrarono tra i luoghi delle Vie dei Tesori: arrivarono molti visitatori, in tanti non erano mai entrati negli spazi di via Archirafi, altri ignoravano esistesse un’altra sede in via Decollati. Fu una scoperta per tutti, anche per noi: il lavoro della Missione, l’esempio di Biagio Conte, la dedizione dei suoi seguaci, la delicatezza con cui si prendevano cura della cappella. I visitatori uscivano con i lucciconi agli occhi, in tanti chiedevano come poter contribuire al lavoro della comunità. L’anno successivo il covid cancellò ogni spazio a rischio contagio, il 2020 fu un’edizione difficile e non fu più possibile ritornare nelle due missioni. Oggi che Biagio Conte è scomparso, ci piace ricordare quei giorni di scoperta: la grande famiglia delle Vie dei Tesori si stringe alla sua comunità con affetto, promettendo di tornare.

“Grazie a fratel Biagio per quello che ha fatto, grazie per essere stato un uomo di rottura, grazie per essere stato un eretico del bene in una città che adesso finalmente lo onora ma che all’inizio lo guardava con diffidenza e sospetto, come tutti coloro che si macchiano del “peccato di fare” – dice il presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori, Laura Anello – . Inserire i suoi luoghi della Missione nel circuito delle Vie dei Tesori, accanto a splendori arabo-normanni e barocchi, è stato un segnale forte per dire che quei luoghi erano anch’essi tesori, luoghi dove scoprire, conoscere, amare, aprire la mente. Un segnale per dire che per Vie dei Tesori la cosa importante non è la bellezza fine a se stessa o compiaciuta, ma la bellezza come strumento di crescita della comunità. Speriamo di potere tornare, nel suo solco, a continuare con la Missione in questo percorso”.